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29/03/2016
Articolo di Marina Berati
Ho sotto gli occhi un articolo del sito ANSA intitolato "Cruelty free, cresce l'allevamento etico e conquista i consumatori consapevoli" (no, non metto il link, meno si linkano articoli del genere meglio è), che fin dal sottotitolo mette in risalto la contraddizione in termini di "senza crudeltà" e "allevamento". Esso recita: "Con-vivere: uomo, animale, ambiente in una società che (finalmente) cambia".
"Con-vivere"? Chiamiamolo con-morire, piuttosto. Solo che invece chi muore sono solo gli animali, non noi. Non mi risulta che lo scopo dell'allevamento sia quello di far vivere gli animali, ma quello di ucciderli per la vendita in macelleria. E ancora: una società che finalmente cambia? Proprio no, una società che rimane la stessa, basata sulla violenza sugli animali indifesi, uccisi per futili motivi (usare i loro corpi come ingredienti in cucina anziché usarne altri che non comportano la morte di nessuno).
Si definiscono cruelty-free o addirittura "allevamenti etici" (ma lo conoscono il significato delle parole, questi individui?), con tanto di "Associazione Allevamento Etico" che chiede donazioni sul proprio sito (sì, arrivano a tanto). Ma si tratta di allevamenti la cui unica differenza con quelli intensivi è un maggior spazio per gli animali, lasciati a pascolo per parte dell'anno, il minor consumo di farmaci e di prodotti chimici, trasporto al macello di breve durata. E ben poco altro.
Quello che non cambia è che l'animale viene usato come un oggetto, viene ucciso, fatto a pezzi e venduto. E questo sarebbe "etico"? E' palese che si tratti di una presa in giro, ma non sono tanto gli allevatori e promotori di questo commercio che prendono in giro i clienti, quanto i clienti che vogliono prendere in giro se stessi e sono grati a chi dà loro la possibilità di mangiare, esattamente come prima, animali ammazzati, ma sentendosi tanto buoni e puri, tanto etici, tanto "senza crudeltà". Far del male con la coscienza pulita, insomma.
Evidentemente questo bisogno esiste, è sentito, se ci sono persone che sono disposte a pagare di più per il loro pezzettino di cadavere nel piatto. Ma queste persone dovrebbero capire che la loro coscienza è sporca tanto quanto prima. Hanno causato la morte di animali che sono del tutto uguali ai nostri cani e gatti di casa: se li trattiamo bene e con rispetto, ma poi li portiamo al macello, li facciamo uccidere, squartare e ce li portiamo allegramente a casa per cucinarli al forno, abbiamo compiuto una bella azione "senza crudeltà"? Ci siamo comportati in modo "etico"? No, certo. Ci siamo comportati in modo orribile. E allo stesso modo, signori, vi state comportando con le mucche, i maiali, le galline, i conigli, le pecore e qualsiasi altro animale voi diate mandato di allevare e ammazzare.
La vostra coscienza rimane sporca, insozzata dal sangue di questi animali.
C'è poi chi lo fa non per una malinteso senso dell'etica, ma solo illudendosi di far bene alla propria salute, o di impattare di meno sull'ambiente: ma bisogna disilludere pure loro, ahimè.
Per quanto riguarda la salute, la presenza di sostanze chimiche e farmaci nelle carne è solo una parte dei problemi: la questione principale è che la carne di qualsiasi animale (pesci inclusi) non è un cibo adatto all'organismo umano e quindi il consumo abituale (per non parlare di quello quotidiano) di tale "ingrediente" aumenta la probabilità dello sviluppo di malattie degenerative, cancro incluso. Non ha alcuna importanza come l'animale sia stato allevato, da questo punto di vista.
Per quanto concerne l'ambiente, infine, gli allevamenti a pascolo non hanno un impatto minore, ma maggiore, perché il terreno occupato aumenta, rispetto agli allevamenti intensivi, mentre non esiste nessun'altra risorse che viene "risparmiata", se non le sostanze chimiche, che però costituiscono solo una piccola parte dell'impatto ambientale degli allevamenti. se di carne se ne consuma meno (perché più costosa), allora sì, si peserà di meno sull'ambiente, ma solo perché se ne consuma di meno, non perché provenga da quel tipo di allevamento.
... e guardare in faccia la realtà: l'unico modo per essere etici, rispettosi degli animali, e al contempo salvaguardare l'ambiente e la nostra salute, consiste nel non consumare per nulla i prodotti animali. Carne, pesce, latticini e uova.
Il resto, è una presa in giro. Auto-inflitta o meno che sia.
E se non c'è nulla di male a prendere in giro se stessi, quando a farne le spese siamo solo noi, così non è quando c'è in gioco anche la vita degli altri. Abbiate l'onestà intellettuale di ammettere che non c'è nulla di etico e di cruelty-free nell'ammazzare esseri senzienti.
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"Papà, raccontami ancora di quando le persone hanno smesso di uccidere gli animali per mangiarli."
La storia che studieranno le prossime generazioni la stiamo scrivendo noi adesso. Facciamo in modo che sia una storia migliore per tutti gli esseri viventi.