Quando la legge è usata in modo strumentale per ostacolare l'informazione animalista

13/11/2018


In generale riteniamo del tutto corretto che le persone o le aziende possano difendersi dalla diffamazione querelando chi afferma sul loro conto cose false e dannose, oppure veicola informazioni errate che possono danneggiare i loro legittimi interessi.

Anzi, a dire il vero, di questa opportunità dovrebbero avvalersi anche le associazioni a difesa degli animali, per contrastare le tante falsità che le varie industrie di sfruttamento diffondono. Solo che, purtroppo, è raro avere le risorse e il tempo per farlo.

Viceversa, alcune aziende o organizzazioni commerciali usano il meccanismo dell'azione legale contro gli animalisti - o della minaccia di azioni legali - in modo del tutto improprio, allo scopo di intimorire o creare problemi, anche quando è palese che invece il querelato non ha fatto nulla di illegale e che è nel suo pieno diritto.

Per far capire il meccanismo, raccontiamo alcuni episodi che ci sono capitati nel corso degli anni come attivisti, che riteniamo appartengano a questa categoria.

Assolatte

La potente associazione di categoria Assolatte, il cui scopo è promuovere il consumo di latticini per difendere i propri interessi economici, ha preso di mira il nostro sito informativo, InfoLatte.it, che ovviamente invita ad evitare tutti i latticini, spiegando il perché. Assolatte minacciava azioni legali se il sito non fosse stato immediatamente e completamente cancellato.

La nostra risposta è stata di diffondere un comunicato stampa in cui dichiaravamo che non avremmo cancellato proprio nulla e rincaravamo la dose affermando che piuttosto erano loro a dover cancellare le informazioni di parte del proprio sito, infondate scientificamente e macchiate da conflitto di interessi.

Dopodiché non si sono più fatti sentire.

Questo attacco alla "Davide contro Golia" ci ha alla fine portato un vantaggio: il sito ha avuto un enorme aumento di visite!

Ci chiediamo però quanti altri siano stati minacciati di azioni legali e abbiano preferito rimuovere contenuti, spaventati dalle diffide degli avvocati di potenti associazioni di categoria... temiamo purtroppo molti.

Circhi con animali

Più di un circo ci ha diffidato e uno è arrivato a querelarci per i nostri materiali informativi (volantini e locandine) contro il circo con animali. Tuttavia, anche a loro è andata male: hanno perso la causa, perché i nostri materiali sono risultati perfettamente leciti.

Come si può leggere dal nostro comunicato stampa sull'argomento, il giudice ha emesso la sentenza di assoluzione perché "il fatto non sussiste": questo significa che anche secondo la legge è del tutto lecito affermare che nei circhi gli animali soffrono e invitare a non frequentare questi luoghi.

VeganOK, VeganFest, Promiseland & C.

Ciliegina sulla torta, chi ha cercato di ostacolarci con maggior forza, sul piano legale, è stata una realtà che si auto-definisce vegan (addirittura vorrebbe porsi come il "punto di riferimento del vivere vegan"!), ma che invece è una realtà commerciale che per anni ha promosso sui suoi siti ogni forma di sfruttamento animale: consumo di carne e altri prodotti animali, atroci esperimenti di vivisezione, imprese di derattizzazione, perfino ditte di smaltimento di "rifiuti animali" dai macelli.

Parliamo dell'azienda N.R.G. 30, proprietaria del marchio VeganOK (spacciato per certificazione, cosa che invece non è), del network Promiseland e delle iniziative collegate. Le ripetute azioni legali contro di noi, tutte fallite, sono anche state effettuate con modalità molto particolari... Già, perché, nonostante le nostre affermazioni fossero pubblicate e note all'azienda da oltre un anno, ci è stata intentata una causa legale richiedendo l'applicazione di una procedura d'urgenza, fatalità, proprio nel mese di luglio, di modo che l'udienza dal giudice si tenesse ad agosto, mese in cui tutti gli studi legali sono chiusi.

Infatti, i tribunali ad agosto e fino a metà settembre non lavorano sulle cause ordinarie e di conseguenza è proprio questo il periodo in cui gli studi legali chiudono per ferie. Affinché una causa sia presa in considerazione in questo periodo, bisogna che nell'atto si indichi che è necessaria la procedura d'urgenza. E così ha fatto la ditta del marchio VeganOK, anche se la questione era tutt'altro che urgente.

Tutto faceva pensare che avremmo perso "a tavolino" per mancanza di assistenza legale, pur avendo assolutamente ragione e che avremmo dovuto risarcire una grossa azienda con i nostri soldi, che invece ci servivano per finanziare le attività animaliste di AgireOra.

Solo grazie al fatto che i nostri legali, che hanno molto a cuore la causa animalista, hanno rinunciato alle ferie per difenderci ha evitato tutto questo, ci ha permesso di difenderci e ovviamente vincere (si tratta degli avvocati Andrea Fenoglio e Mia Callegari, dello Studio Fenoglio-Callegari di Torino, che ringraziamo sentitamente!).

La stessa causa è stata poi ripresentata dall'azienda in altre sedi, costringendoci a ripetere tutta la procedura.

Chi volesse saperne di più può leggere tutta la storia alla pagina NO alle collaborazioni con VeganOK, VeganFest, Promiseland.

Dalle marche che hanno uno o più prodotti col bollino VeganOk continuiamo a tenerci alla larga, ma non ci siamo certo lasciati scoraggiare da questi vari attacchi e siamo andati avanti per la nostra strada, anche se è chiaro che questo genere di ostacoli fanno purtroppo perdere tempo prezioso.

Conclusione

In casi come questi, di aziende che fanno causa in maniera "fantasiosa" per mettere in maggior difficoltà le vittime dei loro attacchi, o di enormi organizzazioni che fanno la voce grossa, purtroppo è facile lasciarsi sopraffare e dargliela vinta senza provare a difendersi.

I tribunali dovrebbero essere usati per far valere i propri diritti e non invece quando si sa benissimo di avere torto ma si vuole intimorire e causare danno a chi sta effettuando una più che legittima attività di volontariato.

Ci chiediamo quanti casi come questi siano successi nel corso degli anni e quante voci in favore degli animali siano state zittite per salvaguardare gli interessi economici di pochi.

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