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23/12/2006
Il notiziario Cordis, che riporta notizie dei lavori delle istituzionieuropee, ha pubblicato pochi giorni fa un articolo intitolato "Consultazioni rivelano opinioni divergenti sul benessere degli animali da laboratorio".
Secondo quanto riportato, "il vasto pubblico è ampiamente a favore delle politiche volte a migliorare il benessere degli animali da laboratorio, mentre numerosi esperti del mondo scientifico sono più cauti e desiderano che venga garantito il benessere senza tuttavia aumentare gli oneri amministrativi."
Questo non stupisce, perche', mentre da una parte un numero sempre maggiore di persone inizia a rendersi conto che la vivisezione non e' giustificabile sotto alcun punto di vista - e chiamarla "ricerca" anziche' "vivisezione" non cambia la realta'... - dall'altra chi la vivisezione la compie e' sempre restio a "innovazioni" a favore dgeli animali, perche' teme, giustamente, di avere meno liberta' d'azione.
L'articolo riporta brevemente alcuni risultati della consultazione svolta da giugno ad agosto 2006, che proponeva al pubblico e agli addetti ai lavori un questionario sull'applicazione della della direttiva 86/609/CEE relativa alla "protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici" (che in Italia e' implementata, dal decreto legislativo 116/92), in vista di una sua revisione (i lavori di revisione dovrebbero iniziare a fine 2007).
Alla consultazione hanno partecipato 42.655 cittadini dei 25 Stati membri dell'UE, mentre la consultazione degli esperti ha registrato 283 risposte. Come numero di risposte dei cittadini, questa consultazione e' la terza in "classifica" in tutta la storia delle consultazioni on line della Commissione Europea, il che testimonia l'interesse pubblico per il tema.
L'articolo riporta: "Circa il 93% degli intervistati ha risposto alla domanda 'ritiene che si debba fare di più al fine di migliorare il livello di benessere/protezione degli animali utilizzati?' con 'sì, certamente' o 'sì, probabilmente'. Oltre i tre quarti ritengono che non siano investiti fondi comunitari sufficienti per sviluppare e convalidare metodi di sperimentazione alternativi, mentre il 92% ha affermato che l'UE dovrebbe assumersi un ruolo di guida nella promozione della sensibilizzazione in materia di protezione degli animali."
I cittadini, quindi, auspicano un aumento dei controlli e una diminuzione del numero di animali usati. Al contrario, tra gli addetti ai lavori molti si sono opposti all'inclusione della tutela legale anche agli animali usati per ottenere tessuti, organi, forme fetali o embrionali (questi animali, oggi, non vengono nemmeno conteggiati nelle statistiche degli animali usati), per timore di un "aumento degli oneri burocratici delle imprese europee"!
Gli addetti ai lavori, inoltre (cioe' chi fa esperimenti su animali, sia in aziende, che in universita' o in altri centri di ricerca pubblici e provati), non sembrano molto disponibili a sottoporre i propri progetti a maggiori controlli cosi' come il pubblico invece auspicherebbe; nel notiziario Cordis leggiamo infatti che "Per quanto riguarda l'autorizzazione dei progetti, gli esperti hanno di nuovo sottolineato l'esigenza di evitare di aggiungerla agli attuali obblighi amministrativi."
Ricordiamo che, ad oggi, in Italia, i progetti che coinvolgono animali non sono sottoposti ad autorizzazione, se non in casi particolari (esperimenti senza anestesia, esperimenti particolarmente dolorosi - tenendo conto che il livello di sofferenza e' valutato dal ricercatore stesso -, esperimenti didattici, esperimenti su cani, gatti e primati non umani, esperimenti su animali appartenenti a specie in via di estinzione). Negli altri casi, e' sufficiente che lo stabilimento sia autorizzato, ma il progetto stesso va solo comunicato, non si deve attendere alcuna autorizzazione. I progetti di questo tipo - in regime di comunicazione - sono oggi circa l'80%, cioe' quasi tutti. E' chiaro che chi fa sperimentazione preferisca questo stato di cose che un'autorizzazione obbligatoria per tutti i progetti...
Infine, gli addetti ai lavori "hanno risposto a domande sull'analisi etica e sulle norme relative a sistemazione e cura, trasparenza, primati non umani, ispezioni, istruzione e formazione, assenza di duplicazione degli esperimenti, uso di CO2 per l'eutanasia e relazioni statistiche", tutti punto molto importanti, ma sui quali non c'e' identita' di vedute, in particolare, come riporta l'articolo "su questioni quali l'impatto potenziale della modifica della direttiva, i legami fra benessere animale e attività degli estremisti violenti, il divieto di impiegare CO2 e i calcoli dell'impatto per i primati non umani di seconda generazione allevati per scopi ben precisi."
A quanto pare anche agli sperimentatori, oltre che alle signore impellicciate, piace invocare la scusa "sono stati allevati apposta"...
Sul sito Cordis si puo' leggere l'articolo completo.
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