Quanti vegani e quanti vegetariani?

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15/02/2011

Riflessioni e considerazioni su sondaggi e statistiche recenti.

Prendendo le mosse dalla recentissima pubblicazione dei dati Eurispes del "Rapporto Italia 2011", che riportano anche le percentuali stimati di vegetariani e vegani, e da un interessante articolo di John Davis (della Vegan Society e dell'Unione Vegetariana Internazionale) pubblicato su VegSource - "Flexitarian e Plantatarian", proviamo a fare qualche ragionamento su "quanti siamo" come vegatariani e vegan ma soprattutto su come la popolazione "veg" sia divisa tra vegetariani e vegani.

Iniziamo dai dati Eurispes:

"Vegetariani e vegani sono il 6,7%.[...] Il 6,3% della popolazione ha eliminato dalla propria dieta carne e pesce, lo 0,4% ha optato per una decisione ancora più drastica che prevede l'esclusione anche del latte e delle uova: il veganismo. A preferire uno stile alimentare di tipo vegetariano o vegano sono in prevalenza le donne (rispettivamente 7,2% vs 5,3% degli uomini; 0,5% vs 0,3%), i giovanissimi tra i 18 e i 24 anni (13,5%) e, a sorpresa, tra gli over 65 (9,3%). [...] Nel 48% dei casi questa scelta dipende fondamentalmente dal fatto che mangiare esclusivamente frutta e verdura arrechi benefici alla salute. Molto alta appare, poi, la percentuale di coloro che sono mossi in tal senso da ideologie animaliste (44%) che mal sopportano l'uccisione di animali per la macellazione delle carni. A questo risultato si associa la parte degli intervistati che scelgono la via del vegetarismo per ragioni di tipo ambientalista (2%)."

Il primo commento da fare è che in realtà questo 6,7% degli italiani non sono realmente persone vegetariane, ma sono per lo più persone che "mangiano poca carne", come dicono tutti. Infatti ci sono moltissime persone che si autodefiniscono "vegetariane" perché mangiano carne "solamente 1-2 volte la settimana" oppure perché non mangiano carne ma mangiano pesce. Su quel "solamente" c'è da dire che un consumo di carne in 1-2 pasti la settimana è invece il massimo, non certo il minimo, che chi vuole proprio essere onnivoro potrebbe mangiare ed è comunque un consumo molto più alto di quello che è stato normale e diffuso nei millenni (le abitudini sono cambiate solo negli ultimi pochi decenni). Quindi, queste persone si definiscono vegetariane quando invece hanno un consumo di carne piuttosto elevato. Chi mangia i pesci pensando "non è carne, è pesce, quindi sono vegetariano" ha allo stesso modo le idee confuse.

Per questi motivi, l'attendibilità del dato del "6,5% di persone latto-ovo-vegetariane" è poco chiara. Dipende da come sono state poste le domande e da come sono state valutate le risposte. Se alle persone è stato chiesto se si definiscono o meno vegetariane, sicuramente il 6,5% non è un dato su cui possiamo far conto, perché è basato sull'auto-definizione di ciascuno, che, come abbiamo visto, è molto spesso errata. E' probabile dunque che i vegetariani effettivi siano meno della metà. Il dato dello 0,4% di vegan sembra invece più accettabile, perché è difficile definirsi vegan "per sbaglio".

Possiamo in ogni caso concludere che un 6,7% di persone tra vegan, vegetariane, e con un consumo di carne e pesce molto minore della media attuale sia positivo, perché denota comunque uno spostamento dei consumi verso il cibo vegetale e un conseguente peso sull'offerta del mercato nonché di riflesso sul numero di animali salvati dal mattatoio.

Interessante anche il dato sulle motivazioni: senz'altro in crescita quelle salutistiche, che probabilmente riflettono proprio le risposte di quei non-vegetariani che hanno abbassato i loro consumi. Possiamo anche inferire da questo che la stragrande maggioranza dei vegetariani reali lo sia per motivi etici (non solo il 44%, dunque, ma probabilmente un 75-80%) e capire da questo l'importanza di fornire informazioni sul trattamento degli animali in allevamenti e macelli, attraverso descrizioni, foto, filmati, in modo che molte altre persone si rendano conto della realtà e cambino stile di vita.

In timida ascesa anche chi compie questa scelta principalmente per motivi ecologisti: siamo al 2%, ma è una quota destinata a crescere in futuro man mano che i dati in questo settore saranno sempre più diffusi, tanto da far breccia nella vasta maggioranza di pubblico ecologista e non animalista. Anche in questo caso, però, difficilmente si tratterà reali vegetariani e vegan: saranno invece persone che decideranno di diminuire in modo sostanziale i loro consumi di ingredienti animali. Come abbiamo sempre sostenuto nelle nostre campagne in questo settore, quando si parla di aspetto ecologico è proprio a questo che si punta (diversamente dalle campagne che pongono in primo piano l'aspetto etico). E non dimentichiamo che chi si avvicina a questa scelta per motivi ecologisti, sarà un obiettivo più facile da sensibilizzare in seguito anche sui temi animalisti.

Un altro aspetto è quello della proporzione tra vegetariani e vegan. In Italia è difficile da giudicare, se non attraverso delle "impressioni qualitative", che purtroppo non sono supportate da sondaggi e da dati numerici affidabili. Possiamo solo dire che la maggioranza di attivisti "veg" è vegana e non vegetariana, mentre tra la "popolazione generale" i vegetariani sono ancora oggi in numero maggiore rispetto ai vegan. Possiamo anche aggiungere che chi diventa vegetariano adesso lo fa spesso con l'idea di passare poi prestissimo alla scelta vegan, oppure diventa vegan già da subito. E infine che più è giovane l'età di una persona "veg" più è probabile che sia vegan e non solo vegetariana, o che intenda passare da vegetariana a vegan, piuttosto che mantenere per sempre le sue abitudini vegetariane.

Su questo aspetto troviamo invece delle interessanti riflessioni nell'articolo di John Davis sopra citato. Sono riflessioni che provengono da dati effettivi e affidabili: statistiche effettuate in USA dal Vegetarian Resource Group, altri dati ottenuti nel Regno Unito, e i contatti personali dell'autore con migliaia e migliaia di vegetariani e vegan.

Davis etichetta "flexitarian" sostanzialmente il tipo di persone che che si definiscono vegetariane senza esserlo, vale a dire persone che "mangiano poca carne" (rispetto alla media), o mangiano solo il pesce, e in qualche modo escludono o riducono il consumo di latte e uova. Chiama poi "plantarians" i vegan che fanno questa scelta per motivi puramente salutistici.

Un dato interessante che cita Davis, proveniente dalle ricerche di mercato, è che nei paesi occidentali il 90% dei cibi "senza carne" dei supermercati, specialmente i piatti pronti e i prodotti vegetali che imitano la carne, non vengono acquistati da vegetariani e vegan, ma dai sopracitati "flexitarian" che sono in continuo aumento. Questo conferma il dato importante di un aumento del numero di persone che si impegnano a dimunuire il consumo di cibi animali.

Ma il dato più confortante, e anche sorprendente, almeno per noi italiani che non abbiamo statistiche adeguate sull'argomento, è il rapporto tra vegetariani e vegan: in USA il risultato di un sondaggio molto dettagliato del Vegetarian Resource Group mostra che il 66% di quanti erano vegetariani (veri) negli anni precedenti ora escludono anche latte e uova. Nel Regno Unito, alcuni dati suggeriscono che la percentuale dei vegan tra i vegetariani sia passata in anni recenti dal 20% al 40%. Inoltre, la maggioranza degli attivisti sono vegan, e l'età media di chi rimane ancora latto-ovo-vegetariano sta aumentando visibilmente.

Secondo Davis, certamente chi è latto-ovo-vegetariano per motivi puramente religiosi (quindi soprattutto in India) continuerà ad esserlo, ma tutti gli altri si "estingueranno" e i "vegetariani" per motivi etici saranno tutti vegan, per il semplice fatto che ormai è facilissimo trovare informazioni che spiegano come anche la produzione di latte e uova comporti sofferenza estrema e MORTE per gli animali e che quindi gli stessi identici motivi che spingono a essere vegetariani portano alla scelta vegan (per approfondire: Lettera aperta ai vegetariani).

Auguriamoci che abbia ragione e che non manchino molti decenni a questa transizione finale.

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