Vivisezione: quanti animali uccisi

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26/04/2011

Un commento critico sulle statitistiche sulla vivisezione in Italia del triennio 2007-2009.

A marzo 2011 state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale le nuove statistiche sull'uso di animali per la sperimentazione in Italia, relative al triennio 2007-2009.
Vedi Gazzetta Ufficiale n. 53 del 5-3-2011

E' una triste contabilità quella che ogni 3 anni si deve fare, per controllare se c'è stato qualche miglioramento, se sono di meno gli animali uccisi, se in qualche campo si fanno passi avanti che portano a un minor numero di morti.

Rispetto allo scorso triennio non ci sono purtroppo molte novità, il trend è sempre lo stesso: più animali usati nella ricerca di base, meno animali usati nei test di tossicità obbligatori per legge.

La nota positiva è che il totale di animali usati è leggermente diminuito: 2.602.773 animali usati nei 3 anni, una media di 867.591 l'anno, che, rispetto a quella del triennio precedente, 911.962, rappresenta una diminuzione del 5%, vale a dire 44.371 animali in meno uccisi ogni anno.

Campi di applicazione

Esaminiamo il numero di animali usati nel triennio nei vari settori, vedendo come aumentano o diminuiscono in percentuale.

1.275.433 animali, il 49% del totale, sono stati usati per la ricerca di base, con un aumento del 4% rispetto al triennio precedente (ricordando che il triennio prima aveva avuto un aumento del 22% e quello ancora prima del 40%, quindi questo è il settore peggiore in assoluto).
618.746 animali nella ricerca e sviluppo di farmaci, il 24% del totale, con un decremento del 17% rispetto al triennio 2001-2003
320.410 animali usati nei test obbligatori per legge specifici per i farmaci, il 12% del totale, con un decremento rispetto al triennio precedente, del 10%.
197.595 animali per i test tossicità, il 7,6% del totale, con un decremento del 12% rispetto al triennio precedente.
75.640 animali sono stati usati per la diagnosi di malattie, il 3% del totale, in diminuzione del 16% rispetto al triennio precedente.
63.478 animali usati nei test obbligatori per legge per la produzione di farmaci a uso veterinario, il 2,4% del totale, con un incremento del 20% rispetto al passato.
49.546 animali sono stati usati per "altro", un 1% del totale, con un aumento del 40% rispetto agli anni precedenti.
1.925 animali usati per la didattica, lo 0,1% del totale, -32% rispetto al triennio precedente.

Continua il trend discendente dei test obbligatori per legge specifici per i farmaci e di tossicità

Come accade ormai da 9 anni, il trend discedente dei test obbligatori per legge continua: dal 2000 al 2003 nel settore dei test obbligatori per legge per la messa in commercio di farmaci l'uso di animali e' dimezzato e quello nei test di tossicità è diminuito del 20%. Nel triennio successivo c'è stata un'ulteriore cospicua diminuzione: dimezzati i test per i farmaci, diminuiti del 4% quelli di tossicità. Nell'ultimo triennio, -10% di animali usati nei test per i farmaci e -12% nei test di tossicità.

Questa è una nota positiva, significa che in questi campi si usano meno animali e più test davvero scientifici.

Di nuovo, aumenta l'uso nella ricerca di base

Ormai siamo quasi alla metà di animali usati nella ricerca di base, un campo in cui, lo ricordiamo, non vi e' obbligo di legge che costringa a usare animali, e quindi si tratta di una "libera scelta" di chi li usa.

Gia' dal 2000 al 2003 c'e' stato un aumento di ben il 40% in questo settore, nel triennio successivo c'è stato un nuovo aumento non da poco, del 22%, in quest'ultimo triennio non vi è stata alcuna flessione, ma un ulteriore aumento del 4%.

I due settori di maggior utilizzo di animali sono quelli dei "disturbi nervosi e mentali umani" (e li studiano sui roditori?!) e del cancro, il primo usa il 24% di animali rispetto al totale nella ricerca di base, il secondo il 27%.
Il 6% di animali viene usato per lo studio delle malattie cardiovascolari umane, il 2% viene usato per studi veterinari e il 41% per lo studio di "Altre malattie umane".

Conclusioni

La conclusione non può che essere la stessa di 3 e di 6 anni fa, purtroppo non si vede alcun passo in avanti e quindi occorre essere ancora più determinati nel combattere contro chi raccoglie fondi per la "ricerca media" e li spende per fare vivisezione. Oltretutto una vivisezione non imposta dalla legge, ma scelta liberamente, perché nella ricerca di base non vi è obbligo di uso di animali.

Questa vivisezione è pagata coi nostri soldi. Viene svolta nelle università - sovvenzionate con denaro pubblico, delle nostre tasse - e presso i laboratori delle associazioni per la ricerca medica che chiedono ogni anno l'aiuto di tutti i cittadini con maratone televisive e con banchetti nazionali di vendita di mele, di azalee, bonsai, ecc. I soldi così raccolti vanno solo in parte ad aiutare i malati, un'altra parte viene spesa per la vivisezione: vengono create artificialmente malattie e condizioni fasulle su una specie diversa da quella umana e si pretende, con questo, di studiare la malattia umana...

E' importante informare le persone per bloccare la sperimentazione su animali in questo campo, occorre rifiutarsi di fare donazioni "per la ricerca" a tutte le associazioni che le usano in parte per finanziare ricerche su animali. Sono tutte le più famose - AIRC, AISM, ANLAIDS, Telethon, Trenta ore per la vita, ecc. - ma anche molte di quelle più piccole.

Si puo' informare con sit-in, manifestazioni, scrivendo lettere ai giornali, con materiali informativi cartacei distribuiti nei negozi e alle singole persone o in buca delle lettere. Ci sono due campagne attive su questo, dotate ciascuna di un pieghevole apposito da distribuire. Vi inviatiamo a leggere queste pagine, richiedere i pieghevoli e partecipare agli eventi che vengono di volta in volta organizzati sul tema. Grazie!

Campagna "Per una ricerca di base senza animali" - per sapere chi finanzia la vivisezione e chi no.
Campagna "Il 5 per mille dallo a chi vuoi ma non alla vivisezione" - per invitare a fare attenzione non solo alle donazioni, ma anche alla destinazione del nostro 5 per mille delle tasse.

Articolo di Marina Berati, 26 aprile 2011

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