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18/08/2011
Da un dossier da poco pubblicato emergono risultati preoccupanti.
Nel Regno Unito e' uscito un dossier dal titolo "Panoramica sulla ricerca che utilizza primati non umani". L'associazione antivivisezionista inglese BUAV ha pubblicato un suo commento, in cui afferma che la legge approvata 25 anni fa, che accorda ai primati non umani una speciale protezione nel campo della sperimentazione in laboratorio, evidentemente non sta funzionando.
Il dossier mostra infatti come vengano condotti sulle scimmie degli esperimenti che hanno sugli animali un impatto devastante e ben pochi o nessun beneficio per gli umani. Secondo l'ottimistica visione del dossier, un esperimento su dieci non ha portato a vantaggi dal punto di vista medico. Inoltre, nel dossier si raccomanda di applicare in modo corretto la valutazione costi/benefici, e di usare alternative quando disponibili. In pratica, esso ribadisce quanto la legge gia' afferma.
La direttrice della BUAV, Michelle Thew, dichiara: "Questo dossier presenta una realta' agghiacciante nel campo della ricerca sui primati nel Regno Unito. Ed e' anche un'ammissione di fallimento. Le norme approvate allo scopo di proteggere i primati nella ricerca evidentemente non funzionano. E' ancora troppo facile sottoporre i primati a esperimenti devastanti che non servono al progresso della medicina. Ormai e' chiaro che l'unica misura che proteggerebbe completamente i primati, e assicurerebbe una ricerca medica piu' produttiva, e' porre fine al loro uso nella ricerca. Per i ricercatori e i finanziatori delle ricerche e' tempo di allinearsi alla pubblica opinione."
Questo dossier non puo' essere considerato una valutazione indipendente, dato che e' stato finanziato da organizzazioni a favore dell'uso dei primati nella ricerca. Nonostante questo, e' significativo che siano state espresse preoccupazioni sul benessere degli animali, sulla rilevanza dei risultati per gli umani e su come i ricercatori sovrastimino i benefici per la medicina delle loro ricerche sui primati.
Il fatto che questa indagine sia stata finanziata dai maggiori organismi per la ricerca medica delle nazione e' uno scioccante atto d'accusa del sistema, a maggior ragione per il fatto che questo avviene con una specie che dovrebbe godere di una maggiore protezione. E' dunque necessario porsi domande serie anche sul resto della ricerca su animali, quella di profilo piu' basso.
Il dossier e' basato sulle risposte a un questionario inviato agli scienziati che eseguono esperimenti sui primati. Questi scienziati non possono certo essere critici contro il loro lavoro, presente e futuro, e la valutzione dei questionari da parte di un comitato esterno e' stata troppo superficiale per arrivare a qualsiasi conclusione solida sulla validita' degli esperimenti sui primati.
Il dossier valuta la rilevanza di ciascuna specifica ricerca sui primati in base al numero di articoli scientifici successivi che citano tale ricerca. Questo e' inaccettabile. Un lavoro puo' venire citato per svariate ragioni, molte delle quali non attribuiscono assolutamente un valore a quella ricerca. La commissione non spiega perche' un dato lavoro viene citato, e se questo ha dato un contributo essenziale alla medicina umana.
Anche considerando tutti i difetti di questo dossier, tra le affermazioni sul mantenimento di standard elevati della ricerca su animali nel Regno Unito, il dossier conclude che:
- La maggior parte delle ricerca sui primati ha un alto impatto sul loro "benessere".
- Le alternative all'uso dei primati non vengono sempre esplorate a sufficienza.
- I benefici di queste ricerche, che sono spesso del tutto ipotetici, non sempre sono commisurati ai costi in termini di benessere degli animali.
- In molti casi, e' disponibile ben poca evidenza (o nessuna) degli attuali benefici per il progresso della medicina derivanti dalla ricerca sui primati, in forma di cambiamenti nella pratica clinica o in nuove cure.
- In alcuni casi, delle ricerche ne ripetevano altre gia' fatte o "confermavano" risultati gia' noti sugli eseri umani.
- Alcune delle ricerche sui primati non vengono mai diffuse con la pubblicazione di articoli.
- I ricercatori possono sovrastimare e generalizzare i benefici per la medicina della loro ricerca, benefici che spesso non possono essere dimostrati.
Quel che serve davvero e' una valutazione realmente critica della ricerca sui primati, per dimostrare in che misura i dati sui primati contribuiscano in modo essenziale al progresso medico, e quanto ciascuna ricerca possa essere predittiva della situazione sugli umani. Solo allora puo' essere assegnato un valore a tale ricerca. Un dossier basato sulle risposte a un questionario date dagli scienziati stessi, con un chiaro interesse a difendere il loro stesso lavoro, non costituisce un'indagine sufficiente per un'area di ricerca cosi' controversa.
Fonte:
BUAV, BUAV calls new report a chilling insight into UK primate research, 27 luglio 2011
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"Papà, raccontami ancora di quando le persone hanno smesso di uccidere gli animali per mangiarli."
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