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04/05/2013
Nuovi articoli scientifici dimostrano l'inutilita' della vivisezione.
Alcuni articoli pubblicati negli ultimi mesi su riviste scientifiche internazionali hanno mostrato molti punti deboli della vivisezione, pratica antiscientifica utilizzata principalmente in due campi: la ricerca di base nelle università e le prove obbligatorie per legge nell'ambito regolatorio nelle industrie.
Proponiamo un commento a due articoli, il primo che riguarda la ricerca di base e il secondo che riguarda i test regolatori.
Le risposte genomiche nei topi non simulano le malattie infiammatorie umane in modo efficace
L'articolo "Genomic responses in mouse models poorly mimic human inflammatory diseases" è stato pubblicato nella rivista Proceedings of the National Academy of Sciences nel gennaio 2013 (Junhee Seok et al, Genomic responses in mouse models poorly mimic human inflammatory diseases, gennaio 2013).
In questo studio viene messo in dubbio il valore della sperimentazione su animali tanto da arrivare a dire che, per lo studio delle malattie che coinvolgono il sistema immunitario, si debba abbandonare l'uso dei topi.
Vale la pena segnalare la lista di centri di ricerca di appartenenza degli autori dell'articolo, che sostengono la necessità di cambiare metodo di ricerca:
Stanford Genome Technology Center, Stanford University, Palo Alto, CA, USA.
Massachusetts General Hospital, Harvard Medical School, Boston, MA, USA.
University of Florida College of Medicine, Gainesville, FL , USA.
Ingenuity Inc., Redwood City, CA, USA.
Harborview Medical Center, Seattle, WA, USA.
University of Texas Medical Branch, Galveston, TX, USA.
University of Colorado Anschutz Medical Campus, Denver, CO, USA.
Parkland Memorial Hospital, University of Texas, Southwestern Medical Center, Dallas, TX, USA.
University of Washington School of Medicine, Seattle, WA, USA.
University of Rochester School of Medicine, Rochester, NY, USA.
University of Pittsburgh Medical Center Presbyterian University Hospital, PA, USA.
University of Toronto, Toronto, ON, Canada.
San Francisco General Hospital, University of California, CA, USA.
Division of Plastic and Reconstructive Surgery, Toronto, ON, Canada.
Stritch School of Medicine, Loyola University, Chicago, USA.
School of Medicine, St. Louis, MO, USA.
University of Medicine and Dentistry of New Jersey-Robert Wood Johnson Medical
School, New Brunswick, NJ, USA.
Nonostante varie dimostrazioni scientifiche dell'inutilità della sperimentazione animale, per studiare i meccanismi fisiopatologici di base, per valutare nuovi approcci terapeutici e per decidere quali nuove molecole chimiche potrebbero diventare nuovi farmaci, è ancora diffuso l'utilizzo del cosiddetto modello murino (utilizzo di topi).
In questo studio gli autori mostrano come non esistano prove scientifiche che studino quanto il modello murino sia valido nel simulare corrispondenti malattie infiammatorie umane, mentre è decisamente chiaro quanto i risultati ottenuti sul topo siano scarsamente correlabili alle condizioni umane.
Questo soprattutto nel campo delle malattie infiammatorie, che riguardano quindi il sistema immunitario umano.
Nell'articolo, sono analizzati 150 studi clinici, basati sulle indicazioni ottenute con animali, che avevano l'obiettivo di bloccare la risposta infiammatoria in condizioni critiche umane: tutti questi studi sono falliti.
I ricercatori hanno appurato che, rispetto alle risposte genetiche che avvengono nell'uomo, gli studi sui topi forniscono informazioni completamente random (casuali).
In particolare, lo studio "Inflammation and Host Response to Injury, Large Scale Collaborative Research Program", citato nell'articolo, ha permesso di dimostrare quanto i fenomeni osservati nell'uomo siano decisamente diversi dai risultati ottenuti sui topi.
Di conseguenza gli autori invitato a non proseguire con la sperimentazione su animali e a rivolgersi verso modelli scientifici in grado di avvicinarsi alla complessità delle condizioni e delle patologie umane.
La capacità degli studi su animali di evidenziare gravi effetti collaterali post-marketing è limitata
Questo secondo articolo riguarda invece i test industriali obbligatori per legge. E' stato pubblicato sulla rivista "Regulatory Toxicology and Pharmacology" nel settembre 2012 (van Meer PJ, Kooijman M, Gispen-de Wied CC, Moors EH, Schellekens H. The ability of animal studies to detect serious post marketing adverse events is limited, Regul Toxicol Pharmacol. 2012 Dec;64(3):345-9. doi: 10.1016/j.yrtph.2012.09.002. Epub 2012 Sep 12).
Il valore degli studi sugli animali per valutare la sicurezza dei farmaci non è mai stato realmente definito perché molti di questi studi sono di parte e altri presentano carenze metodologiche.
Lo studio in esame ha valutato se serie reazioni avverse da farmaci avvenute nei pazienti dopo la commercializzazione di un farmaco, avrebbero potuto essere rilevate negli studi su animali, la cui esecuzione è obbligatoria per legge PRIMA della commercializzazione dei farmaci stessi.
Gli autori ritenevano sorprendente che, nonostante i test su animali siano considerati la base della tutela della salute umana, non esistano studi di valutazione scientifica delle loro validità.
Citano infatti che solo due studi, uno nel 1995 e uno nel 2000, hanno valutato positivamente il valore predittivo dei test su animali, ma ricerche successive hanno dimostrato che tali studi avevano carenze metodologiche, utilizzavano dati di dimensione limitata e utilizzavano definizioni statistiche non corrette.
Gli autori affermano che gli studi su animali effettuati per valutare la sicurezza dei nuovi farmaci NON sono abbastanza sensibili per prevedere reazioni avverse nell'uomo.
Pertanto concludono addirittura che non sia rilevante inserire i dati ottenuti su animali negli studi prospettici di farmacovigilanza.
L'inerzia politica e scientifica che porta accettare come valida la sperimentazione su animali - senza tentativi di migliorare questo paradigma - ha creato una situazione di stallo in cui si continuano a utilizzare animali senza margini di miglioramento scientifico.
Gli autori concludono che è assolutamente necessario che soggetti come industrie, mondo accademico e istituzioni analizzino i dati che hanno già a disposizione per dirigersi verso nuove tecnologie migliori degli attuali test su animali.
Articolo del dott. Massimo Tettamanti, 4 maggio 2013
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"Mamma, raccontami ancora di quando le persone hanno smesso di uccidere gli animali per mangiarli."
La storia che studieranno le prossime generazioni la stiamo scrivendo noi adesso. Facciamo in modo che sia una storia migliore per tutti gli esseri viventi.