Antivivisezionismo scientifico vs. antivivisezionismo etico

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02/07/2007

Questo articolo serve a mostrare che il "versus" non esiste, vale a dire, non c'è alcun contrasto tra la lotta alla vivisezione basata su argomentazioni scientifiche e la lotta alla vivisezione basata su argomentazioni etiche, ma le due visioni si completano e si sostengono per ottenere il fine comune: salvare animali, che e' quello che importa a tutti noi.

E' importante che gli attivisti siano coscienti di quanto sia utile la criticabilità da un punto di vista scientifico della vivisezione o sperimentazione animale che dir si voglia (ricordate che sono sinonimi!) per attaccarla e per far terminare questa pratica quanto prima. E' vero che è piuttosto complesso essere ben informati sui vari aspetti dell'antivivisezionismo scientifico, e che esserlo comporta un certo dispendio di tempo, ma ricordate che:

a) questo aspetto è assolutamente vero, vale a dire, la non efficacia scientifica della vivisezione non è solo una scusa che ci fa comodo per il nostro antivivisezionismo etico;

b) basta anche solo un'infarinatura sull'argomento per poter scrivere lettere ai giornali e parlare con la "persona media", che ne sa molto meno di voi;

c) se qualcuno - vivisezionista o sedicente animalista più innamorato della filosofia che informato sulla questione scientifica - vi fa venire dubbi, allora dovete approfondire, e chiedere a chi ne sa di più, non fidarvi di chi dice che la vivisezione è utile!

E' particolarmente importante il punto c), in quanto, se si presta ascolto ad alcuni individui non ben informati che, probabilmente senza volerlo, fanno il gioco di Garattini & C. (Garattini è il portavoce ufficioso dei vivisettori in Italia) e sostengono che la vivisezione è una pratica certamente utile, anche se non accettabili su basi etiche, per il rispetto dovuto agli animali.

Ebbene, non vi è nulla di più falso, e dannoso per la nostra causa, quindi, non prestate attenzione a queste persone, ma, piuttosto, informatevi voi stessi, senza cadere nelle loro trappole dialettiche. Il loro problema è che preferiscono spostare la salvezza degli animali molto più in là nel tempo, pur di mantenere "pura" (si fa per dire...) la loro ideologia: gli animali non vanno usati in esperimenti "scientifici" perché vanno rispettati e hanno lo stesso nostro diritto alla vita. Grazie tante, ma è più probabile che la maggioranza dell'umanità accetti questo, o è più probabile che invece, resasi conto del fatto che questo tipo di esperimenti è solo uno spreco di tempo e di denaro, insista per eliminarli? Voi che dite? Non ha senso non usare tutte le armi a nostra disposizione per combattere la battaglia che ci porta a salvare animali.

Andare a sottilizzare su quali argomentazioni usare e considerarne alcune più "dure e pure" e quindi "ideologicamente preferibili" ad altre, nell'attuale tragica situazione dello sfruttamento animale nel mondo, sarebbe come andare a guardare che si intonino i colori dei vestiti da dare a dei poveretti che stan morendo di freddo, e non aiutarli perché l'arancione non sta bene col rosso e allora è meglio che restino nudi...

Chi si innamora dell'ideologia e mette prima quella, rispetto alla salvezza degli animali, rallenta il percorso, frena la lotta, tanto più quanto più gli attivisti che non hanno voglia di approfondire l'argomento prestano fede a quanto affermano questi personaggi. Personaggi che, guarda caso, usano le stesse identiche obiezioni dei vivisezionisti, per cercare di smontare l'antivivisezionismo scientifico. Ma, mentre i vivisettori lo fanno ben sapendo di mentire, questi "animalisti" lo fanno per semplice ignoranza, e per volontà di andare "controcorrente"... ma andare controcorrente all'interno di un movimento che è già di suo controcorrente, finisce, semplicemente, per sostenere lo status quo. Diffidate di queste persone. Sono dannose.

Ed ecco alcune delle obiezioni più gettonate, comuni a vivisettori e "antivivisezionisti puramente etici" che non hanno avuto voglia di studiare a fondo l'antivivisezionismo scientifico.

"La scienza sperimentale deve comunque usare esseri viventi, e quindi obiettare alla scienza sperimentale in sé comporta spostare questa obiezioni sul piano etico e sociale".

Risposta: assolutamente no, non siamo più nel medioevo, la scienza bio-medica, oggi, non deve più andare scoprire meccanismi così grossolani come, ad esempio, la circolazione sanguigna o altri aspetti di base. Oggi lo studio è a livello cellulare o subcellulare, si studiano meccanismi molto più sofisticati, e la ricerca sperimentale NON coincide assolutamente con "l'uso" di esseri viventi. Tant'é che molte ricerche sono effettuate senza l'uso di animali (anche da chi considera lecita la sperimentazione animale) e ci sono fondazioni che finanziano ricerche SPERIMENTALI senza animali in quanto considerano la sperimentazione animale non etica e non scientifica, ad esempio il Dr. Hadwen Trust, in Gran Bretagna: http://www.drhadwentrust.org.uk

Inoltre, altre ricerche possono essere svolte sì su esseri viventi - umani, dato che i risultati che si cercano sono per gli umani - ma con metodi non invasivi. E non serve a nulla farle su animali di altre specie, se la "specie target" è quella umana.

Infine, se si scelgono modelli sbagliati, anche la ricerca sull'essere vivente non serve a nulla, se non, appunto, a scoprire meccanismi già ben noti da secoli e comuni a tutti i viventi. E se anche mai (ma così NON è!) la vivisezione fosse utile in teoria, non lo è comunque nella pratica, per come gli esperimenti vengono eseguiti. Per rendersene conto, è consigliato, a tutti quelli che han lo stomaco di farlo (chi non ce l'ha, meglio che stia zitto e non si permetta di far danni alla lotta contro la vivisezione con la sua ignoranza voluta) di leggere i Diari di Michelle Rokke, l'infiltrata nel più tristemente noto laboratorio di vivisezione del mondo, HLS.

Ecco un esempio del perché questi esperimenti non servono comunque a nulla, fosse anche che, per assurdo, quel che vale per il cane valesse anche per l'uomo:

Gene mi ha detto che siccome l'anestetico che usano è inadeguato e non ha alcun effetto analgesico, la frequenza cardiaca e respiratoria dei cani è del tutto abnorme e mostra picchi e cadute che ci mettono moltissimo a stabilizzarsi. Gli ho chiesto com'era possibile verificare l'effetto del materiale sperimentale sulla fisiologia degli animali se le loro frequenze erano anormali fin dall'inizio. Quando gliel'ho chiesto ha alzato le spalle e ha esclamato "E' proprio quello il punto! Non è possibile. Non c'è modo di distinguere gli effetti del trauma indotto dalle procedure sperimentali da quelli causati dal materiale sperimentale. Quel che i tecnici rispondono è 'Grazie alla mia vasta esperienza in questo campo so che il tale effetto risulta da questo e quest'altro...'".

Scarica i Diari di Michelle Rokke

Altra obiezione che va per la maggiore: "Non è vero che i risultati ottenuti sugli animali sono trasferiti direttamente all'uomo, si usano vari metodi per selezionare i risultati più adatti, ad esempio sono usate specie diverse come modello per fenomeni diversi".

Questa è l'affermazione più risibile, e quella che dimostra l'ignoranza totale sull'argomento quando fatta da certi "animalisti".

La scelta del "modello sperimentale" è proprio una della parti più criticabili della pratica vivisettoria. Perché non esiste alcun "modello sperimentale" adatto, e men che mai lo si può sapere PRIMA di conoscere come stanno le cose sull'uomo. E' solo a posteriori, che si può dire che una data specie animale "assomiglia" più di altre all'uomo, per l'aspetto studiato, piuttosto che un'altra, ma questo lo si può dire solo quando si sa già qual'è la situazione nell'uomo, non prima.

Per non parlare di tutti quei "modelli sperimentali di malattie umane" che non solo non sono - e non possono essere - utili per studiare gli umani, ma non sono utili nemmeno per studiare le malattie di quella specie, perché si tratta di malattie indotte artificialmente, in cui spesso sono addirittura indotti solo i sintomi, e non la malattia, e che sono dunque talmente distanti dal caso reale da risultare ridicoli, se non fosse che invece sono tragici, per la sofferenza degli animali, e per l'imbroglio ai danni dei malati veri.

Oltretutto, la scelta del "modello sperimentale" non avviene MAI su basi scientifiche, ma solo su basi di comodo, e questo lo affermano gli stessi vivisettori nei loro scritti: vengono usati gli animali più piccoli, comodi da stabulare, meno costosi, meno "simpatici" al pubblico. Non è un caso, infatti, che il 95% degli animali usati (ad esempio in Italia) siano roditori (soprattutto topi e ratti). Vogliamo sostenere che il topo è il "modello migliore" per qualsiasi tipo di test e ricerca si debba fare? Non siamo ridicoli, su...

Un'altra obiezione di bassa lega, usata sia dai vivisettori che dagli animalisti ignoranti è una frase del tipo "Ma se dieci animali di specie diverse muoiono nel bere una sostanza chimica, tu la berresti tranquillamente solo perché quelle sono specie diverse da quella umana?"

Qui viene da dire, tanto per rimanere allo stesso livello dell'interlocutore "Ma ci fai o ci sei?!". Per prima cosa, non è che se per uno o più animali non umani una sostanza è velenosa, allora automaticamente per l'umano non lo sia... sarebbe troppo facile!

In secondo luogo, il caso "su 10 specie la sostanza è velenosa" non è quello che accade di solito, è molto raro che così avvenga, ma quel che accade, di solito, è che più specie vengono usate, più confusi sono i risultati (il non-plus-ultra della scienza sperimentale, questa situazione, no...?). Come esempio c'è quello classico della diossina. Gli effetti tossici della diossina sono stati studiati su molte specie animali: per il porcellino d'India e il ratto, questa sostanza è MOLTO TOSSICA. Per il criceto è INNOCUA. Le altre specie danno risultati intermedi. Ebbene, da questi risultati, cosa possiamo dedurre per l'uomo? Sarà più simile al criceto o al porcellino d'India? NON SI SA, a priori. Solo dopo che l'uomo sarà venuto in contatto con questa sostanza, si potrà conoscere la risposta. Ma allora, i test su animali saranno stati inutili. E così accade per molte sostanze chimiche.

In terzo luogo, se una sostanza è davvero così mortifera da ammazzare tutti, a maggior ragione non serve affatto provarla sui topi, sui ratti, sui cani, sui conigli e chi più ne ha (di crudeltà...) più ne metta, e nemmeno sull'uomo: bastano e avanzano i test scientifici su colture cellulari e tissutali, nonché i metodi informatici.

Altra obiezione che si sente fare a volte: "Si sentono citare delle statistiche, delle percentuali, per cui si dice che i risultati su animali sono l'X% o l'Y% di volte uguali a quelli sull'uomo, ma sono sempre numeri diversi, quindi che senso hanno? E poi, cosa significano?"

Anche qui, si pecca di superficialità, che sia voluta o meno. Le statistiche che vengono citate hanno un significato diverso a seconda di ciò di cui si parla.

Non c'è un numero magico "42" come nella "Guida Galattica per gli Autostoppisti" che rappresenta il senso della "vita, l'universo e tutto quanto" (se non l'avete letto, è consigliato!) che dimostra quanto la vivisezione sia inaffidabile, non siamo ridicoli!

Invece, nei vari articoli o notizie in cui vengono citate delle percentuali, che sono sempre dati presi da fonti ben precise (riviste scientifiche o dichiarazioni di addetti ai lavori), viene anche spiegato cosa si intende con quel numero, come è stato ottenuto, e cosa significa. E' chiaro che in una news veloce viene dato solo il valore finale e il suo significato viene spiegato con una obbligatoria superficialità (altrimenti il lettore distratto non leggerebbe nulla), ma poi nell'articolo più esteso, e soprattutto nella fonte (l'articolo originale in inglese), viene ben spiegato cosa significa.

Spesso si tratta di "revisioni sistematiche" che confrontano risultati ottenuti sugli animali con quelli ottenuti sull'uomo in uno specifico settore, e sono svolte con metodi statistici piuttosto stringenti e affidabili.

Altre volte può essere più banalmente il numero di sostanze che sono note per essere cancerogene sulle varie specie rispetto a un totale: se su 100 sostanze sotto test si è visto che solo 50 di queste sono cancerogene sia per i topi che per i ratti e le altre 50 invece lo sono per una specie ma non per un'altra (e viceversa), si può dire che solo nel 50% dei casi da topi e ratti si ottiene lo stesso risultato, per quanto riguarda i test di carcinogenicità. E così via, a seconda dei casi si portano come esempio i dati statistici ottenuti.

Banalizzare una situazione così complessa dicendo "vengono dati sempre numeri diversi che non vogliono dire niente" significa o essere volutamente mistificatori o essere disinformati.

Chiudiamo con questa obiezione, tipicamente animalista, anche se specista: "Se mostriamo che i topi non sono modelli efficaci, allora tutti useranno le scimmie, e quindi sarà ancora peggio."

Peggio perché? Da un punto di vista etico, non è peggio, una vita è sempre una vita, che sia di un topo, o di una scimmia. Da un punto di vista scientifico, invece, chi dice così dimostra solo di non aver capito nulla: con le obiezioni scientifiche non si vuole far vedere che "il topo" non è un modello efficace, ma che nessuna specie lo è. Il dire che una scimmia "è più simile" all'uomo non significa nulla, i risultati sulle scimmie sono inutili allo stesso modo, per come sono indotte la malattie, per come sono condotti gli esperimenti.

E, infine, con una nota puramente pratica, se per assurdo si riuscisse a convincere il mondo - il pubblico generale, i futuri scienziati, i legislatori - che solo le scimmie sono modelli adatti, saremmo a posto, perché le scimmie sono costose, difficili da stabulare e da maneggiare, e sono simpatiche a molti (non come un "ratto schifoso") e quindi si rinuncerebbe alla sperimentazione in vivo... ma stiamo parlando per assurdo, quindi non è questo il punto.

Conclusione

Attivisti contro la vivisezione: non lasciatevi ingannare da persone dannose che ben figurerebbero sul libro paga dei vivisettori, perché fa più danno la loro propaganda, al nostro interno, che non quella dei vivisettori stessi, che su di noi non hanno presa.

La vivisezione E' un metodo inefficace. Ed è importante usare questo aspetto come arma contro i vivisettori, assieme a tutte le considerazioni etiche che siamo capaci di divulgare, perché ogni strada va usata. Non possiamo aspettare l'Eden animalista in cui tutti capiranno che ammazzare animali è sbagliato. Dobbiamo salvare animali, quanti più possibile, quanto prima possibile, punto e basta.

E se col tempo i metodi per stabilire la nocività delle sostanze chimiche saranno in misura sempre maggiore realizzati senza animali, per motivi di efficacia scientifica, di costo, di velocità, e di diffusione della consapevolezza che questi metodi sono migliori ottenuta per i lavoro anche del movimento scientifico antivivisezionista, ne siamo ben contenti, non ci sputiamo sopra solo perché le motivazioni per cui gli animali sono salvi non sono abbastanza "pure": a noi basta che gli animali non soffrano e non muoiano.

1 luglio 2007, Marina Berati

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