Metodi, passi avanti e passi indietro, moderazione e compromessi

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03/10/2007

Vorrei chiarire in questo editoriale qual'è la nostra visione dell'attivismo e dei possibili metodi che, come AgireOra Network, riteniamo giusto, utile, plausibile utilizzare.

L'unico risultato che a noi interessa è quello di salvare animali. O anche, in subordine, arrecare danno a chi li sfrutta e uccide - ma sempre nell'ottica di disincentivare la sua attività, e quindi salvare animali. Niente altro.

Diversità di metodi

Non esiste un unico modo per farlo, molto dipende dal settore di cui parliamo - vivisezione, allevamenti e macelli, pellicce... sono tutte situazioni molto diverse tra loro, che necessitano di strategie e comportamenti diversi. E' estremamente ingenuo e pericoloso pensare che esista un unico metodo che vada bene sempre. Pericoloso perché ci si precludono delle possibilità che potrebbero essere efficaci.

In sostanza, dunque, noi siamo per la varietà dei metodi, sia perché ciascuna situazione richiede atteggiamenti diversi, sia perché è giusto rispettare l'attivismo di tutti, di qualsiasi tipo sia, purché sia sincero e portato avanti bene. Per questo sul nostro sito proponiamo progetti e attività molto diversificati tra loro.

La protesta

Potessi scegliere io - e ora parlo a livello personale - vorrei occuparmi solo di campagne di pressione costante, stile SPEAK (la campagna contro l'università di Oxford che ci ha fatto conoscere Felix, la povera bestiola torturata e uccisa dai vivisettori). Ma la pressione costante si può anche trasformare in protesta, magari meno costante e con un numero maggiore di obiettivi: risulta così realizzabile, ed è sempre utile, se condotta nel modo giusto.

Troppo spesso si trascurano i presidi di protesta, perché magari si ritiene che siano qualcosa di troppo "aggressivo" e un po' si è intimiditi dall'andare in mezzo alla gente con un megafono, cartelloni e volantini a dire la nostra. Ma invece ne andrebbero organizzati di più: a megafonare ci si abitua, e tutto sommato per un presidio basta decidere la data un paio di settimane prima e si organizza in poco tempo. Non serve essere in tanti, l'importante è esserci.

In un certo senso i presidi sono aggressivi, sì, perché si va a spiattellare in faccia alla gente - anche a chi non vuole ascoltare e non vuole sapere - verità scomode, ma un po' di faccia tosta ci va... usiamola :-)

L'informazione

Ma non c'è solo la protesta, e bisogna guardare in faccia la realtà: anche se magari ci piace di più una manifestazione, bisogna rimboccarsi le maniche e fare cose più noiose ma utili, come le varie attività di diffusione di informazioni. Queste sono particolarmente utili in quei settori in cui il singolo può fare davvero la differenza: scelta vegan/vegetariana, scelta di non dare soldi alle associazioni per la ricerca medica che fanno vivisezione, scelta di acquistare o meno capi in pelliccia, scelta di andare al circo, allo zoo, ecc.

Spesso si possono combinare i due metodi: un presidio di protesta è anche informativo, se alle persone si danno dei volantini e col megafono si spiegano delle cose. E' protesta pura solo in pochi casi.

L'informazione più soft (di gran lunga preferibile se l'argomento è quello della scelta veg) si può fare invece con tavoli informativi, conferenze, volantinaggi, distribuzione di materiali informativi in negozi e luoghi pubblici, con articoli su giornali e riviste, con affissione di locandine o manifesti.

Questo lo possono fare tutti, basta decidere di dedicarci del tempo.

I contatti con le istituzioni

L'altro aspetto è quello dei contatti con le istituzioni a vari livelli (locale, nazionale), per far cambiare le norme, le leggi, per far emettere ordinanze, per far applicare le leggi che già esistono e vengono disattese.

Per questa attività, doverosa, anche se pesante e spesso scoraggiante, gli altri due tipi di attività sono essenziali: senza le proteste, e senza un'opinione pubblica sempre più dalla nostra parte grazie all'informazione, non si smuoverebbe nulla a livello istituzionale, permarrebbe lo status quo!

Passi nella giusta direzione

Spesso si parla di "politica dei piccoli passi" e chi afferma di essere a favore passa per uno che si accontenta di poco, o viceversa, chi dice di non essere a favore passa per un esagitato.

Ma, anche qui, lasciamo da parte i cliché e andiamo a guardare la sostanza: il "piccolo passo" è nella giusta direzione? Ben venga! Se non preclude un passo più grande (ma quasi mai è così), vuol dire che comunque salva animali, e quindi va bene.

Il problema è quando questo passo sembra nella direzione giusta, ma invece è nella direziona sbagliata! Allora non va bene no.

Per esempio: non è una vittoria quella di ottenere che le "mucche a terra" (animali resi così deboli dallo sfruttamento per la produzione di latte da non essere più in grado di stare in piedi al momento in cui devono essere portate al macello) siano macellate sul posto anziché trascinate sul camion che le porta al macello. Non che questo sia stato ottenuto, ma chiedere questo come obiettivo non è un "piccolo passo" positivo, è un passo indietro.

Perché? Perché se è vero che così le mucche soffrono meno nelle ore finali della loro vita, è anche vero che nessuna di loro viene salvata da una iniziativa del genere, e che, anzi, si mette la coscienza a posto ai consumatori, che così consumeranno latticini senza remore. Viceversa, un piccolo passo che pone un divieto, per esempio, sulla sprimentazione didattica su animali, è piccolo sì, perché solo una minima percentuale degli animali usati nella vivisezione vengono usati per questo, però quel divieto SALVA animali, quindi è un piccolo passo che va più che bene accettare.

Stiamoci attenti, e ragioniamo bene per capire se le varie iniziative vanno nella direzione giusta o sbagliata, al di là del fatto che il passo sia piccolo o grande...!

I compromessi

Un altro argomento di cui spesso si parla per frasi fatte, anziché guardando la vera sostanza delle cose, è quello dei "compromessi", come se chi non accetta compromessi fosse un duro e puro da ammirare e chi li accetta fosse da disprezzare... ma, ragazzi miei, non possiamo permetterci questo lusso, siamo qui per salvare animali, non per mettere in mostra quanto siamo bravi!

Se un compromesso salva animali, certo che è da accettare.

Se, per esempio, lavorando su un progetto di educazione ambientale o alla salute si pone come obiettivo quello di dimezzare il consumo di carne, dovremmo disprezzarlo schifati? Certo che no. Meglio 10 persone che dimezzano il consumo di carne che una sola che diventa vegetariana. Si salvano più animali. Ed è questo quel che conta.

Chiaro che poi si devono anche portare avanti - e lo facciamo ogni giorno, ogni ora, ogni minuto - iniziative che spieghino che la scelta vegan è quella migliore, e che da un punto di vista etico è l'unica coerente, però ogni diminuzione di consumi di alimenti animali sono animali salvati, altro che compromesso...

Moderazione: cosa significa questa parola?

E infine: cosa significa essere "moderati" o meno? Che significato ha questa parola nell'attivismo? Quasi nullo. Perché non si tratta di moderazione o meno, ma di onestà, di efficacia e di voler davvero salvare animali o essere invece più interessati alla visibilità, al portafoglio o a una piccola dose di "potere".

Inoltre, spesso si confonde l'essere moderati col voler essere efficaci. Fare una cosa inutile o dannosa solo perché questa ci fa apparire coraggiosi non vuol affatto dire che chi fa così è bravo e ha il coraggio di esporsi e che invece chi gli dice che non serve a nulla e fa solo danno è un moderato. Proprio no. E' solo questione di capire cosa serve di più e cosa serve di meno in una data situazione, e agire di conseguenza.

Noi crediamo che non vadano posti limiti in alcuna direzione, ma che si debba tenere conto solo dell'efficacia.

Questo è per certi versi un discorso difficile, perché coinvolge anche un giudizio sull'opportunità o meno di effettuare azioni illegali. E quindi non è molto saggio discuterne pubblicamente.

Quel che possiamo dire, è che "legale" non significa "giusto" e illegale non significa "sbagliato" perché la legge non rispecchia certo l'etica, e sicuramente non l'etica animalista.

Per esempio, nel nostro Manuale per l'attivista, in riferimento alle azioni dell'ALF abbiamo scritto:

Sicuramente questo è il genere più Attivista e più Animalista che ci sia. Però, è illegale, e chi lo fa deve sapere bene a cosa va incontro, non farlo per "romanticismo" o per sentirsi un eroe.

E tanto basti.

Conclusioni

Per concludere, l'invito è quello ad andare oltre i cliché, le parole vuote, e andare a guardare sempre e solo la sostanza, giudicando ciascuna iniziativa dalla sua efficacia nell'avanzare sulla strada della salvezza degli animali.

L'invito è anche quello di darsi da fare usando tutti i mezzi che riteniamo giusti ed efficaci, senza autolimitarsi, scegliendo quelli che più si confanno al nostro carattere, sì, ma ricordando anche che si può "osare" un po' di più - attraverso i presidi di protesta, per esempio.

Variando i metodi, diversi risultati sono GIA' stati ottenuti.

Ogni metodo è utile, e che se anche i risultati non sempre sono immediati oppure non sono facilmente quantificabili, quando le iniziative sono portate avanti bene i risultati ci saranno, magari sul medio termine. Ed è chi non li vede e non sa capirli che è miope.

3 ottobre 2007
Marina Berati
per AgireOra Network

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