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30/10/2007
Un riuscito presidio di contro-informazione, davanti a una macelleria a Torino.
Che sia davanti a una macelleria in centro, o in un qualsiasi altro posto, purche' sempre in zona centrale e di passaggio di molte persone, andare a mostrare gli orrori di allevamenti e macelli, con un filmato, un megafono e dei volantini e' sempre estremamente utile. Ricordate che ogni persona vegan in piu' sono circa 1400 animali cui viene risparmiata una vita di sofferenze, e un passo in piu' verso la "massa critica" di vegetariani che faranno davvero cambiare le cose.
Ecco la testimonianza di Luisa, relativa al presidio a Torino del 27 ottobre 2007:
Avevamo già fatto un presidio davanti a una macelleria due anni fa, ma, all'epoca, non avevamo ciò che rende tangibile il motivo del sit-in: i filmati di allevamenti e macelli che ben spiegano "perche'", nella scelta veg(etari)ana, c'è qualcosa che va ben oltre alla individuale "opzione alimentare". Come già sperimentato al presidio di sabato scorso contro la vivisezione, molte persone si sono fermate incredule ed inorridite davanti alle immagini dei poveri animali sfruttati, mutilati, reclusi e sgozzati.
Vicino al video c'era sempre qualcuno di noi pronto a dare volantini, spiegazioni e ad aprire spiragli di conoscenza sull'antispecismo e sulla sua applicazione pratica (che non è solo NON mangiare carne, visto che latte, uova, miele, lana, seta , ecc.. sono pregni di crudeltà, sangue e sofferenza).
Dopo le prime informazioni molti di loro diventavano ancora più curiosi, e dunque si potevano aprire sipari ancor più nascosti su abusi correntemente praticati in allevamenti e macelli (tanti sono convinti che ogni mutilazione avvenga con uso di anestesia...) sino a concludere che allevare per uccidere è un abuso in sé "indipendentemente dalle modalità" .
Coi guanti di velluto si prendevano a picconate le più comuni eccezioni che solleva chiunque, "per la prima volta", si chieda come è possibile sopravvivere (anche socialmente) senza fare uno uso di pezzi di cadavere per mangiare, vestirsi, lavarsi...
- E le proteine?
- E l'uomo lo ha sempre fatto...
- E come diamo lavoro a centinaia di persone...
- E per i bambini...
Insomma solite domande trite e stracotte con le risposte che sappiamo benissimo. La cosa positiva era che queste domande non erano poste con vezzo polemico, ma "davanti a quegli orrori", avevano il senso di "dimmi come posso fare per non partecipare a queste mostruosità, visto che mi hanno insegnato che non posso farne a meno".
La riprova di questo diverso modo di porsi davanti alla scelta vegan si aveva alla fine delle brevi conversazioni, quando l'interlocutore, col suo bel volantino, si apriva in un sorriso dicendo più volte "grazie... grazie per tutte queste informazioni". Informazioni che aveva chiesto lui di sua sponte.
Ai più decisi sono stati forniti suggerimenti sui prodotti da acquistare per avvicinarsi a tofu e seitan senza shock (mai-mai comprarli al naturale perché quello non è un CIBO ma un ingrediente che, così come è, non dice nulla). Ad altri è stato consigliato di recarsi sul sito e venire a qualche nostra cena per toccare con mano (anzi con panzA) che qui, di fame, non muore nessuno.
In conclusione agli attivisti posso dire che, sempre e comunque, la cosa più importante e' andare in mezzo alla gente e parlare, parlare, parlare.
Non è necessario essere in tanti: uno al megafono, due allo schermo, due a volantinare sono sufficienti.
Se lo fate con un video (noi usiamo televisore, casse e generatore ma, per cominciare, anche un computer con batterie di scorta può andare, ora che fa buio presto) sarà la gente a venire da voi e NON per contestare, bensì per "sapere".
E a quel punto avrete dai 5 ai 10 minuti per svelare tutto quello che la premiata ditta , in nome del profitto, tiene ben-ben nascosto.
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"Papà, raccontami ancora di quando le persone hanno smesso di uccidere gli animali per mangiarli."
La storia che studieranno le prossime generazioni la stiamo scrivendo noi adesso. Facciamo in modo che sia una storia migliore per tutti gli esseri viventi.