Pesca d'altura, violenza contro gli abissi

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10/01/2008

Animali marini che vivono negli oceani più profondi ammazzati per finire neiristoranti di lusso.

Nella rivista "L'Atlante per l'Ambiente" di Le Monde Diplomatique (disponibile in edicola in italiano, dicembre 2007) si analizzano vari aspetti dell'impatto negativo sull'ambiente delle attività umane: uno di questi, di cui parla l'articolo "Pesca d'altura, violenza contro gli abissi", riguarda la violenza cui gli esseri umani stanno sottoponendo gli animali che abitano nel mare, e gli habitat marini stessi.

E' già noto come la pesca industriale abbia razziato i mari, decimando, quando non distruggendo completamente, le popolazioni di varie specie marine, ma sembra che gli esseri umani siano in grado di superare continuamente se stessi, in quanto a nefandezze compiute contro gli animali e il loro (e nostro) ambiente.

L'ultima "moda" è quella della pesca sui monti sottomarini, vere proprie montagne sommerse, alte migliaia di metri, che si trovano negli abissi più profondi. Profondi ma purtroppo raggiungibili dalle immense reti zavorrate (sciabica) di dimensioni pari a quelle della torre Eiffel, che arrivano fino a 2.000 metri di profondità.

Sui monti sottomarini vivono una quantità enorme di specie diverse, circa 10 milioni, "una biodiversità paragonabile a quella delle grandi foreste tropicali", si afferma nell'articolo dell'Atlante per l'Ambiente.

Ma non è solo una questione di "biodiversità" o di "specie": è anche una questione di singoli individui, gli animali marini, che sono esseri senzienti, come tutti gli animali, e hanno diritto a vivere la propria vita come hanno fatto da sempre senza che la malvagità umana li faccia a pezzi e distrugga l'ambiente che è loro necessario per vivere.

Il motivo di questa distruzione è, al solito, futile: questi "pesci rari" (e crostacei) sono molto quotati sul mercato mondiale e vengono serviti nei ristoranti più di lusso.

Animali che sarebbero destinati a vivere un'esistenza serena e completa in un ambiente naturale bellissimo, animali dalla socialità complessa, molto longevi - ad esempio l'oplosteto rosso può vivere fino a 150 anni - vanno a finire nella pancia di persone che non raggiungeranno nemmeno la metà di quegli anni - perché verranno stroncati ben prima dalla loro dieta a base di prodotti animali, che li farà morire di cancro o malattie cardiovascolari con una probabilità molto molto alta.

Gli habitat degli animali marini vengono distrutti dai pescherecci e dalle loro reti: i coralli vengono trascinati dalle reti, fatti a pezzi, e poi ributtati in mare in quanto "inutili". E si tratta di formazioni che in alcuni casi ci hanno messo più di 2000 anni per creare gli habitat fondamentali per la riproduzione degli animali.

L'articolo ci parla di una speranza per il prossimo futuro: le nazioni della costa sud del Pacifico hanno adottato nel maggio 2007 una moratoria sulla pesca in acque profonde, proteggendo circa un quarto delle zone di mare al di fuori delle acque territoriali. Sono più di tre anni che la Coalizione per la conservazione dei fondi oceanici chiede all'ONU una moratoria del genere, ma l'ONU declinava la responsabilità agli organismi regionale di gestione della pesca.

La speranza è che questa prima moratoria parziale si allarghi al resto del mondo, ma intanto gli oceani vengono devastati, animali uccisi, habitat distrutti per il motivo più futile e orribile del mondo, lo stesso che uccide miliardi di animali ogni anno negli allevamenti intensivi: il "piacere" del palato nel mangiare pezzi di esseri senzienti ammazzati.

Fonte:
L'Atlante per l'Ambiente - LeMonde Diplomatique-Il Manifesto, "Pesca d'altura, violenza contro gli abissi", Rémi Parmentier, dicembre 2007

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