Clonazione - cosi' in Italia si fabbrica la morte

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06/04/2008

Un istituto di Cremona compie dolorosi esperimenti su animali d'allevamento per contodell'Associazione italiana allevatori.

Su "La Repubblica" del 3 aprile 2008 è stato pubblicato un articolo che si intitola "Nella clinica degli animali Dolly - così in Italia si 'fabbrica' la vita".

Sarebbe meglio dire "così in Italia si fabbrica la morte", per essere più aderenti alla realtà.

E l'articolo continua: "Il 'Ciz' di Cremona è il centro italiano leader nella tecnologia di riproduzione. Qui il primo cavallo clonato al mondo: 'Niente paura, è solo scienza'".

Invece no. Non è affatto scienza, è sfruttamento, è sofferenza gratuita inflitta agli animali, è una assurda volontà di far consumare ancora più "carne" quando ormai è stato ampiamente dimostrato il danno che questo provoca all'ambiente e alla nostra salute. E' chiudere gli occhi di fronte ai dati che ci fornisce la scienza - quella vera - solo per il proprio tornaconto.

Nell'articolo si cerca di mettere pure un po' di "poesia" descrivendo romantiche immagini bucoliche, ma sarebbe stato meglio che questo ci venisse risparmiato, dato che poi nell'articolo si dimostra il disprezzo più totale per gli animali sfruttati in queste ricerche, e anzi, ci si prende gioco della loro sofferenza, fisica e psicologica, lungo tutto il racconto.

In questo posto clonano animali d'allevamento, non per mandarli al macello, precisano, ma per la riproduzione. Ah, scusate, sono i loro figli che mandate al macello, nel mentre sfruttate loro, scusate tanto se abbiamo pensato male di voi.

Nell'articolo si spiega che questo laboratorio di Cremona è un istituto semi-privato dell'Associazione italiana allevatori, e serve appunto per creare animali "da riproduzione" particolarmente "pregiati".

Lo sfruttamento e la sofferenza iniziano subito, ancora prima della nascita degli animali clonati. Infatti l'ovulo col DNA manipolato geneticamente viene impiantato nell'utero di un animale che porterà a termine la gravidanza e il parto. Ma, dicono gli stessi "scienziati" intervistati nell'articolo: "Si tenga conto che solo un tentativo su cento funziona, e che la mortalità degli animali clonati è doppia rispetto a quella degli altri nella prima settimana di vita".

Il che significa che per ogni animale "sano" prodotto in questo modo, altri 99 o nascono morti, o la gravidanza non viene portata a termine (mettendo in pericolo anche la madre), o nascono gravemente malati, soffrono per qualche settimana o mese e poi muoiono. Davvero un'attività di cui vantarsi quella portata avanti in questo centro, non c'è che dire.

In quei pochi casi in cui si riesce a ottenere un animale geneticamente selezionato che viva a sufficienza, lo si usa per la riproduzione.

Negli allevamenti ormai l'inseminazione delle femmine è artificiale quasi dappertutto, e quindi qui si creano per esempio dei tori per la produzione del seme che verrà poi usato per inseminare artificialmente le mucche.

E qui lo sfruttamento continua, perché per il toro non è certo un gran divertimento essere indotto ad accoppiarsi con una mucca finta, di plastica, ed è anzi una attività pericolosa. Nell'articolo si cerca di fare dello spirito e non si considera minimamente la sofferenza di questi animali, tanto che viene riportato:

"Una faticaccia che logora non poco: molti tori si consumano, oppure si fratturano le zampe nel cosiddetto 'salto', vale a dire la manovra che serve alla, ehm, donazione."

Ma vista dalla parte del toro non è affatto divertente, spaccarsi le zampe non è divertente davvero.

Ma non finisce qui, perché il professore a capo di questo centro di sfruttamento di animali, pardon, di ricerca, dichiara anche:

"Io sono certo che un giorno, grazie a queste bestie, in particolare ai maiali, si potranno produrre organi e tessuti da trapiantare nell'uomo senza problemi di rigetto". È uno studio condotto insieme all'Università americana di Harvard: "La scimmia alla quale era stato trapiantato un rene di maiale è sopravvissuta per sei mesi".

Di bene in meglio, non basta far soffrire e ammazzare 99 animali per ogni animale "prodotto", non basta aiutare gli allevatori a fare ancora più soldi sulla pelle degli animali, aggiungiamoci anche la vivisezione sui maiali e sulle scimmie per questo miraggio scientificamente insensato dello xenotrapianto, che, oltre ad ammazzare animali, crea anche grossi pericoli per la salute degli esseri umani. E ha costi altissimi - con gli stessi soldi si potrebbero aiutare un numero molto maggiore di persone, soprattutto facendo prevenzione.

Per chi volesse leggere un articolo istruttivo sugli xenotrapianti, consigliamo questo estratto da I Diari della disperazione.

Che gli allevatori vogliano guadagnare sempre di più e usino gli animali come cose, è chiaro, è quel che fanno ogni giorno, a loro non può importare nulla della sofferenza e della morte della loro "merce". Che "scienziati" si prestino a questo, non stupisce, purtroppo. Questo è un caso in cui vivisezione, allevamenti e macelli vanno a braccetto.

Ma che tutto questo venga mostrato come qualcosa di bello, di idilliaco, di positivo, un segno di "progresso", e si rida e si scherzi sulla sofferenza di chi non si può difendere... proprio no. Smettiamola di raccontare storie, questo non è progresso, non è scienza, è solo sfruttamento puro e semplice. E non c'è nulla da ridere, né per gli animali, né per noi umani che facciamo il gioco di questi "signori".

di Marina Berati, 6 aprile 2008

Fonte:
La Repubblica, Nella clinica degli animali Dolly - così in Italia si "fabbrica" la vita, 3 aprile 2008

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