Condizioni pietose negli allevamenti di suini

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23/06/2008

Un'investigazione in UK porta alla luce maltrattamenti e condizioni pietose negli allevamenti di maiali.

Non nei lontani paesi dell'Asia dove le leggi per garantire almeno un teorico "benessere" agli animali nemmeno esistono, non in qualche paese dell'Europa dell'est in cui anche i diritti degli animali d'affezione sono un miraggio, ma nel Regno Unito, il paese dove l'"animal welfare" (benessere animali) è più avanzato che in tutti gli altri paesi europei... lì, un'investigazione dell'associazione Animal Aid ha portato alla luce condizioni di squallore estremo in diversi allevamenti di maiali in tutto il Regno Unito.

Animali morti assieme a quelli vivi, animali malati assieme a quelli sani, recinti affollatissimi e sudici: questo mostrano le fotografie e i filmati girati dagli investigatori di Animal Aid in 10 allevamenti in Gran Bretagna. Questi controlli a sorpresa sono stati svolti in risposta a una massiccia campagna pubblicitaria degli allevatori di suini, che mostrava animali in piena salute in confortevoli stalle imbottite di paglia o addirittura allevati liberi nei campi.

I volontari di Animal Aid hanno visitato nel marzo e aprile 2008 proprio 10 degli allevamenti che fanno parte di questo circuito di "allevamenti ad alto standard" e ad alta qualità, per verificare se quanto mostrato nella pubblicità rispondesse alla realtà dei fatti.

E certamente la realtà era ben lontana dalla pietosa fantasia dei pubblicitari assoldati dagli allevatori: maiali adulti e cuccioli, alcuni morti altri morenti, in recinti squallidi senza il minimo conforto di un po' di paglia o altra lettiera, sporchissimi, sovrafollati; taglio della coda praticato illegalmente; le scrofe tenute in gabbie minuscole in cui non potevano nemmeno muoversi, maiali con ferite alle spalle.

In uno di questi allevamenti è stata trovata una pila di 20 maiali morti. Kate Fowler-Reeves, portavoce di Animal Aid, ha dichiarato: "Raramente si è vista una tale disparità tra la realtà e quello che il marketing ci vuole far credere." Ha continuato affermando che ci sarà una denuncia formale presso l'agenzia governativa per la salute animale e verrà richiesta un'indagine formale, nella speranza che i colpevoli di questi maltrattamenti vengano perseguiti.

E ha concluso dicendo: "Credo che sia nell'interesse del pubblico vedere la realtà e non essere imbrogliati dalla propaganada. Mi piacerebbe che non fosse necessario farlo, ma è nostro dovere rivelare queste cose."

Impariamo dunque a diffidare quello che la pubblicità ci vuol far credere: i maiali non vivono liberi in bellissime oasi e non muoiono felici di diventare prosciutti; le mucche non vivono in verdi pascoli, e non sono felici di "regalarci" il loro latte, nè di farsi portar via il figlio appena nato e vederselo ammazzare dopo 6 mesi; le galline non vivono "libere", gioiose di fare le uova per noi e poi essere uccise per fare un "bel brodino di pollo".

Apriamo gli occhi, siamo onesti con noi stessi, e affrontiamo la realtà di che cosa sono le fabbriche di carne, pesce, latte, uova. E valutiamo poi se mangiare una cotoletta di pollo o mangiarne una vegetale (più buona, gustosa e sana) valga tutta questa violenza e morte. Evitare questa sofferenza si può, è facile e naturale, infinitamente più naturale degli allevamenti intensivi. Leggi come fare su www.VegFacile.info.

Fonte:

Telegraph.co.uk, Pig farm conditions: Campaigners call for an investigation, 18 giugno 2008

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