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28/08/2008
Il Governo Giapponese sta preparando delle leggi speciali contro la Sea Shepherd.
Il Governo Giapponese ha intenzione d'introdurre nuove leggi che permettano alla propria Guardia Costiera di abbordare imbarcazioni battenti bandiera straniera fuori dalle acque territoriali giapponesi.
Lo fara' revisionando il codice penale o facendo passare una legge specifica sul tema.
Il problema del Giappone è che sebbene chiamino "pirati" da anni la Sea Shepherd e i suoi equipaggi, non hanno alcun fondamento legale per sostenere tale tesi.
La Sea Shepherd Conservation Society non ha mai arrecato alcun tipo di danno agli equipaggi giapponesi, ne' ha mai danneggiato o rubato beni di loro proprietà.
In base alla Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS), in vigore dal 1994, i firmatari possono attivarsi contro i pirati in mare aperto. Nel 1996, il Giappone ha ratificato la convenzione, che è stata sottoscritta da 155 paesi.
Il Giappone ha il potere di intervenire contro la pirateria ma non ha l'autorità di condannare chiunque non sia di suo gradimento per atti di pirateria.
La legge che intendono approvare configurerà in particolare le azioni di disturbo ai danni delle baleniere giapponesi condotte in acque internazionali come Atti di Pirateria.
In Giappone, le leggi nazionali attualmente in vigore non permettono severe misure antipirateria. La legge permette solamente alla Guardia Costiera Giapponese di intervenire e di incriminare dei "pirati" solo per i reati gia' previsti dal Codice Penale, il che copre solo i reati commessi a bordo di navi registrate in Giappone e le azioni contro cittadini giapponesi su imbarcazioni battenti bandiera straniera.
La nuova legge proposta prevede invece di dare al governo il potere di definire quali sono le attività illegali in mare soggette a sanzioni o pene. Tra queste vi sono:
In base alla nuova legge, la Guardia Costiera Giapponese potrebbe arrestare e catturare navi pirata, secondo quanto riferiscono le fonti.
La proposta giapponese cita in modo chiaro le attività della Sea Shepherd. La seguente dichiarazione è apparsa nella stampa giapponese:
Quando la Sea Shepherd, un'organizzazione Americana per la protezione degli
ambienti marini, ha interferito con la baleniera giapponese lo scorso
febbraio, il governo non ha potuto intervenire per vie legali poiché gli
assalitori non erano stati identificati.
La legge in via di definizione, tuttavia, permetterà probabilmente alle
autorità di arrestare il capitano della nave interessata, anche se coloro che
hanno eseguito le attività illegali non sono stati identificati.
Se le Forze di Auto-Difesa (SDF – Self-Defence Forces) si impegnano in
attività di perlustrazione contro le attività di pirateria, incluse quelle a
bordo di navi battenti bandiera straniera, nell'Oceano Indiano e in altri
luoghi, sarà necessario includere delle norme specifiche per l'uso delle armi da
parte del personale SDF.
Mentre l'Australia e la Nuova Zelanda e altre nazioni pro-balene rimangono in disparte per paura di offendere il governo giapponese, questo ha intenzione di utilizzare forze armate per interrompere le azioni di disturbo alle operazioni di caccia illegale da parte delle associazioni protezionistiche non governative.
Ciò significherebbe che la Guardia Costiera giapponese potrebbe abbordare le navi della Sea Shepherd con l'uso di armi nelle acque del Territorio Antartico Australiano.
Le domande del Capitano Paul Watson rivolte al Ministro dell'Ambiente Australiano, Peter Garrett, su questa evenienza non hanno ricevuto risposta.
"In effetti, non ho ricevuto una sola risposta a una singola e-mail o lettera spedita al Ministro da quando è stato eletto," dice il Capitano Watson. "Si è rifiutato d'incontrarmi e di parlare con me al Meeting dell'International Whaling Commission svoltosi di recente a Santiago, in Cile. Ha parlato molto cordialmente con i giapponesi e i norvegesi, ma non con noi. Sulla problematica della pesca illegale condotta dai giapponesi è diventato molto silenzioso".
Al contrario, l'ex Ministro dell'Ambiente Australiano, Ian Campbell, ha preso parte al meeting IWC a Santiago come rappresentante per la Sea Shepherd Conservation Society.
Recentemente, la nave della Sea Shepherd, la Steve Irwin, è stata costretta a lasciare Melbourne quando il punto d'attracco che la nave utilizzava da tre anni è passato da gratuito a un costo di ben 59.000 dollari al mese. A Brisbane la nave deve pagare più di 400 dollari al giorno come diritti d'ormeggio.
Nel frattempo la flotta di baleniere giapponesi è appena ritornata dalle acque del Pacifico del Nord dove ha ucciso 211 balene di diverse specie tra cui anche alcune a rischio d'estinzione.
Nonostante l'aumento del costo del carburante e dei diritti d'ormeggio, la Sea Shepherd Conservation Society ritornerà nel Santuario delle Balene nell'Oceano del Sud per fare ciò che dovrebbe essere fatto in un santuario delle balene: proteggere le balene.
Fonte:
Sea Shepherd, Japanese Government Prepares Special Anti-Sea Shepherd
Laws, 24 agosto 2008
Traduzione a cura di Linda Possanzini
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