Ricomincia la caccia alle balene

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03/12/2008

La baleniere giapponesi si dirigono verso il Santuario delle Balene.

E così si inizia.

La flotta di baleniere giapponesi, di proprietà e sotto il controllo della Yakusa (la mafia giapponese), ha lasciato il Giappone in sordina senza la solita celebrazione pre-partenza e con pochi membri d'equipaggio a bordo. Ma soprattutto con meno supporto rispetto agli anni passati.

La nave della Sea Shepherd Conservation Society, la Steve Irwin, salperà per l'Antartico a fine novembre, così da permettere all'equipaggio della Sea Shepherd di intercettare giusto in tempo la rotta della flotta giapponese, prima che raggiunga il Santuario delle Balene.

"Vogliamo rovinarli economicamente", dice il Capitano Paul Watson. "Anche quest'anno dovrà essere per loro un altro anno in perdita. Questa e' infatti la sola lingua che conoscono e può essere la sola strategia per mettere fine alla caccia alle balene in queste acque".

Il Ministro australiano dell'Ambiente, Peter Garrett, ha annunciato che l'Australia investirà milioni nella ricerca, al fine di provare che i metodi non letali sono sufficienti e che il Giappone non ha quindi bisogno di ricorrere all'uccisione di migliaia di balene per obiettivi di ricerca.

La Sea Shepherd Conservation Society senza dubbio sostiene qualsiasi metodo di ricerca non letale che potrà aumentare ulteriormente la nostra conoscenza su questi stupendi esseri, tuttavia, non e' molto convinta che questa iniziativa raccoglierà lo stesso favore con il Giappone e che lo convincera' a cessare ogni forma di caccia alla balena.

"Il Giappone non è interessato alla ricerca", dice Watson. "Tutti noi sappiamo che questo massacro non ha nulla a che vedere con la ricerca. Si tratta in realtà di uno sterminio per poi vendere la carne di queste povere creature nei mercati giapponesi. Si tratta solo di un modo per coprirsi le spalle, una motivazione fasulla e di facciata. Non parteciperanno mai ad una ricerca che non prevede l'uccisione di animali, per il semplice motivo che non ne trarrebbero profitto".

La Sea Shepherd Conservation Society non crede nemmeno che la caccia finirà per le pressioni dei cittadini giapponesi verso il loro governo. Una campagna del genere si prolungherebbe per decenni e le balene non possono aspettare tanto, non possono più morire!

"Non dovremo interferire con le attività di caccia e non intervenire direttamente è assurdo", spiega Watson. "Questo approccio chissà se avrebbe funzionato al tempo del nazismo? Abbiamo consigliato agli alleati di non interferire? Non credo proprio. Allo stesso modo, le balene continueranno a morire se aspettiamo che avvenga un qualche miracolo in Giappone".

La Sea Shepherd Conservation Society ritiene che solo attraverso interventi diretti si otterrà qualcosa, in un mondo dove i governi rifiutano di agire contro queste barbarie e soprattutto di far rispettare leggi di protezione internazionali già esistenti.

La soluzione più semplice per i governi è quella di chiedere che la caccia illegale alle balene finisca e affermare che in caso contrario verranno applicate delle sanzioni economiche. Le leggi americane prevedono di implementare le sanzioni, ma tali sanzioni non vengono applicate, per motivi politici e commerciali.

A dicembre, la Sea Shepherd si troverà ancora una volta a dover affrontare la flotta giapponese e ancora una volta le balene verranno salvate e le baleniere perderanno altri soldi.

"Vogliamo che sia Natale anche per le balene quest’anno", dice Paul Watson. "Vogliamo regalare la vita a quante piu' balene possibile".

Fonte:
Japanese whale killers have left for the Whale Sanctuary, 17 novembre 2008

Traduzione di Linda Possanzini

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