Recensione de "L'animale ritrovato"

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10/05/2010

Un libro per conoscere meglio gli animali "da fattoria".

Un signore attempato si rivolse ad un bambino che rimetteva in acqua una delle tantissime stelle marine che la corrente aveva portato a riva: "Perche' perdi tempo con questa creatura, quando e' solo una tra le infinite altre che avrebbero bisogno? Che differenza fa nel riconsegnarne al mare solo una?" Il bambino rispose: "Per quella stella marina io rappresento la differenza, la differenza tra la vita e la morte".

In questo aneddoto sta il filo conduttore che lega tra loro le 18 storie e i 5 brevi saggi raccolti nel volume "L'animale ritrovato". Si parla di galline, conigli, pecore, asini, maiali che sono stati accolti da privati o da rifugi. Oltre alle storie, in questo libro troviamo alcuni brevi saggi che parlano dello sfruttamento sistematico degli animali da parte dell'uomo ed una breve carrellata sulle realta', pochissime nel nostro paese, dei rifugi per animali da reddito.

Se nasci cane o gatto puo' andarti male e vivere da randagio, morire di stenti o esser vittima della violenza di qualche criminale. Se invece nasci maiale, o mucca, o qualsiasi altro animale "da reddito" il tuo destino e' inevitabilmente segnato. Segregazione e sofferenza in vita, e una morte violenta nell'inferno di un macello e' quello che ti aspetta.

Molta gente percepisce la sofferenza di un cane o di un gatto ma esclude dal proprio orizzonte il maiale o la gallina. Eppure questi non sono "carne", "pollo" o "pesce", ma animali molto simili ad un cane o ad un gatto. Non solo sono in grado di soffrire ed aver aver paura, ma sono anche capaci di interagire con noi: di provare attaccamento e affetto nei nostri confronti, di divertirsi, di giocare con noi proprio come succede con gli animali che chiamiamo "domestici".

Le storie di come tante persone abbiamo accolto un animale sono tutte diverse: a volte e' stato il recupero fortuito di un animale in difficolta', a volte una scelta, altre ancora un regalo un po' particolare. Ogni volta e' pero' la storia di un incontro, l'imparare un linguaggio, lo scoprire una comunicazione che magari non si credeva possibile.

Salvare un animale per salvare la sua vita prima ancora che per "cambiare il mondo"; salvarlo per capire che quel confine tra i nostri e gli altri animali e' un confine fittizio, funzionale soltanto al perpetuarsi dell'attuale sistema di sfruttamento.

Commuoverci per la sorte di un gattino ci viene naturale perche' noi umani (malgrado tutto) siamo predisposti alla compassione. Dobbiamo imparare a provare la stessa empatia per una mucca o per un pesce: e' possibile se cominciamo con l'allargare il cerchio degli "inclusi" abbattendo quelle barriere mentali che sono spesso il frutto della non-conoscenza e di una estraneita' imposta.

Certo che ospitare una pecora, o un maiale, o una mucca in due camere e cucina non e' proprio possibile, pero' possiamo ugualmente salvarne altri semplicemente scegliendo di non mangiarli. Non e' affatto un salvataggio "virtuale" perche' non mangiarli significa che nessuno li fara' nascere, e li uccidera', se poi nessuno comprera' le loro carni.

L'animale ritrovato; AA.VV. a cura di Progetto Vivere Vegan; Terra Nuova Edizioni 2009; distribuito da AgireOraEdizioni (Ordinando questo libro contribuirai al lavoro dei rifugi che accolgono animali definiti "da reddito". Tutto il ricavato sarà infatti devoluto o utilizzato a tale scopo.)

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