La chiusura del delfinario di Rimini

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15/09/2013

Da ora c'è un delfinario in meno.

I delfini purtroppo passano solo da un prigionia a un'altra, ma almeno non ne verranno più catturati per il delfinario di Rimini e non ci saranno più sofferenza e morte in quel posto infernale.

Riportiamo una testimonianza di una attivista che ha partecipato ai presidi contro il delfinario e che ha assistito al trasferimento dei delfini il 13 settembre.

Testimonianza di Veronica

L'ultimo delfino è stato caricato sul camion non più di due ore fa e ora sono tutti diretti all'acquario di Genova (comunicato stampa ufficiale della Forestale).

Il pomeriggio è trascorso tra i preparativi degli addetti ai lavori, i camion, il vittimismo dei gestori del delfinario e i commenti di molte persone preoccupate per il danno economico e d'immagine della città di Rimini.

La cosa più triste è stato sentire i numerosi commenti di coloro che si preoccupavano di un simbolo di Rimini che chiudeva i battenti, dell'enorme fonte di reddito preclusa alla città e nessuno che abbia speso una sola parola per i delfini.

Di fatto il delfinario di Rimini ha chiuso, ma per i motivi sbagliati. Non è stato chiuso perchè è stata riconosciuta l'ingiustizia nell'aver per anni tenuto prigionieri gli animali, ma per carenze strutturali e maltrattamenti di vario tipo. Ma la privazione della libertà è il maltrattamento per eccellenza, a prescindere dalla specie sulla quale ci si accanisce.

Probabilmente in tutta questa vicenda non ha vinto nessuno: non hanno vinto le "norme", buone solo a proibire alcune modalità di trattamento dei delfini e a sanzionarne altre, senza mai riconoscere che la libertà non dovrebbe essere preclusa a nessuno; non hanno senz'altro vinto i gestori del delfinario, che finalmente dovranno cercarsi un altro mestiere.

Ma soprattutto non hanno vinto i delfini, che passeranno da una gabbia a un'altra, da uno sfruttatore a un altro.

E mentre la gru caricava le casse con all'interno gli animali sul camion, in mezzo a una folla urlante e concitata, era impossibile non pensare ai tanti altri animali, forse anche più sfortunati di loro, di cui nessuno si preoccupa, che ogni giorno vengono fatti nascere, crescere e infine uccisi unicamente per l'egoismo umano.

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