Allarme "epidemie animali"

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12/10/2007

Dai bovini, ai maiali, ai polli, agli ovini, nessuna specie si salva dalle epidemie - spesso trasmissibili all'uomo - negli allevamenti d'Europa e di tutto il mondo.

Un report della FAO del 17 settembre ci avvertiva che i grandi cambiamenti avvenuti negli ultimi anni nella produzione globale di carne - specie quella di pollo e di maiale - portano con sé un grave rischio di trasmissione di malattie dagli animali d'allevamento all'uomo. Una notizia nel "Settimanale del Ministero della Salute" italiano del 6 ottobre ci avverte ora che il problema delle epidemie che stanno colpendo in maniera diffusa i bovini europei "appare serio" e che "dopo l'imminente periodo invernale, le malattie contagiose potrebbero riproporsi con maggiore virulenza in tutta Europa".

Dichiara testualmente la FAO nel suo report "Produzione industriale di bestiame e rischi per la salute globale": "Il rischio di trasmissione di malattie dagli animali all'uomo aumenterà nel futuro, a causa dell'aumento della popolazione umana e animale, cambiamenti nella produzione di carne, l'emergenza delle reti mondiale agro-alimentari e un significativo aumento della mobilità delle persone e delle merci". E' abbastanza risibile dunque l'appello del Ministero della Salute ad "applicare con rigore le misure di profilassi previste dai protocolli vigenti", perche' il problema e' intrinseco nel modello di allevamento e di consumi oggi diffuso: allevamenti intensivi e consumo abnorme di alimenti animali, spesso "aiutato" dalle istituzioni stesse, con campagne pubblicitarie e con sussidi agli allevatori.

Le infezioni alimentari (le cosiddette "food-borne diseases") e in generale le malattie associate ai metodi di produzione del cibo stanno diventando sempre più comuni e possono essere definite "patologie da maltrattamento" in quanto sono tutte dovute ai metodi usati negli allevamenti industriali, che hanno come scopo solo il profitto ed ignorano il benessere degli animali.

Possono essere suddivise in quattro categorie:

  • avvelenamento dei cibi per contaminazione batterica;
  • malattie che nascono negli allevamenti industriali e causano epidemie di proporzioni enormi, diventando minacce reali o potenziali per la salute umana (dalla Foot and Mouth Disease e la BSE, all'influenza aviaria, alla febbre suina);
  • il pericolo della resistenza agli antibiotici tra la popolazione umana;
  • rischi per la salute causati dall'inquinamento da deiezioni di acqua e aria.

Secondo la FAO, la causa di questi problemi sulla sicurezza del cibo è la sempre maggiore commercializzazione e intensificazione degli allevamenti. Le condizioni di affollamento e scarsa igiene degli allevamenti intensivi e la mancanza di pratiche adeguate per lo smaltimento delle deiezioni causano malattie negli animali e infezioni alimentari nell'uomo, e ne facilitano la rapida diffusione.

Secondo gli esperti del NEIC, il Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione, l'unico modo per scongiurare questi pericoli è quello di diminuire il consumo di alimenti animali di ogni genere. Inutile lanciare allarmi e approntare protocolli e allo stesso tempo continuare a rendere sempre piu' irrisolvibile la situazione aumentando gli allevamenti intensivi e incentivando i consumi. Una presa di coscienza e di responsabilita', se non la sanno attuare le istituzioni, debbono almeno saperla attuare i consumatori, anche perché non spetta solo alle istituzioni risolvere il problema, ma sta alle singole persone diminuire la domanda di alimenti animali, altrimenti nessuna legge o misura precauzionale al mondo potrà funzionare.

Fonti:

FAO, Dramatic changes in global meat production could increase risk of diseases, 17 settembre 2007

Il Settimanale del Ministero della Salute, n. 3 Anno 1, 6 ottobre 2007

NEIC, Panel 3 - Patologie da maltrattamento

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