A chi giova la guerra anti-piccioni a Milano?

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26/03/2008

La dottoressa Fosca de Vita, biologa esperta di colombi, spiega come questi animali non siano affatto pericolosi per la salute umana.

Riportiamo un intervento della dottoressa Fosca de Vita, biologa milanese che da anni studia i colombi cittadini, che ci spiega come tutte le prese di posizione contro i colombi e sulla loro presunta nocivita' pubblicate sul Corriere della Sera sulla cronaca di Milano in questi giorni, siano frutto di pura ignoranza, o forse siano anche scaturite da qualche recondito interesse da parte di qualcuno...

Invitiamo a scrivere alla rubrica delle lettere del Corriere - lettere@corriere.it - per difendere questi animali che troppi hanno in odio e chiedere di smettere di pubblicare affermazioni non scientifiche.

A proposito di piccioni
dott.ssa Fosca de Vita

Il 17 marzo 2008, il Consiglio di zona 7, a Milano, operando una scelta encomiabile, ha approvato all'unanimità una delibera in cui si chiede al Comune di Milano di mettere al bando i respingitori metallici per i piccioni (spuntoni di acciaio, di cui è stata riconosciuta la mortalità) e di favorire l'uso dei respingitori sintetici che non lasciano posare i piccioni, ma che sono innocui.

E' stata una scelta di civiltà, ma anche una scelta di coerenza, dato che la legge n.189 del 2004 ha introdotto nel Codice Penale due articoli sul maltrattamento degli animali che prevedono anche la pena della reclusione per chi causa lesioni o morte di animali senza necessità e dato che lo stesso Comune di Milano specifica che gli accorgimenti tecnici per allontanare i piccioni devono essere "non lesivi".

Per tutta risposta, il 19 e il 20 marzo sono apparsi sul Corriere della sera, cronaca di Milano, degli articoli altamente allarmistici nei confronti dei piccioni.

Lo spunto è stato uno shock anafilattico che un cittadino riferisce di aver avuto a seguito di punture rinvenute sul corpo al risveglio e che un parassitologo (senza aver visto l'animale responsabile delle punture) ha diagnosticato trattarsi di Argas Reflexus, una zecca che vive nei sottotetti.

Dall'articolo appare anche che i respingitori metallici (qui denominati griglie chiodate) sono dei benefattori che impediscono ai palazzi del centro di essere invasi dai pericolosissimi piccioni portatori di zecche.

Contro le presunte malattie ultimamente si sono cominciate a levare alcune voci, oltre la mia. Questa volta pertanto si è puntato sull'Argas che forse incute ancora più paura.

L'Argas è una zecca che, come altri aracnidi ed insetti vive nei sottotetti indipendentemente dai piccioni, così come la zecca dei boschi, l'Ixodes ricinus, vive nelle zone a verde indipendentemente da chi ci passeggia. Il piccione che va a dormire o a nidificare nei sottotetti diventa per l'Argas una preda come altre.

Però, a differenza del cane o di noi stessi, che dopo una passeggiata in campagna, l'Ixodes ce possiamo portare a casa, il piccione non si porta appresso l'Argas che lo ha morso, perché l'Argas morde di notte, mentre di giorno se ne sta rintanato nelle fessure del suo sottotetto.

A risolvere il problema, basterebbe la chiusura e la bonifica dei sottotetti, invece della criminalizzazione dei piccioni.

Per quanto riguarda le punture nei soggetti allergici, molti insetti e aracnidi sono in grado di causare schock anafilattici. In prima fila le api, i calabroni e affini, ma a nessuno viene in mente di sterminarli.

Io, in anni di frequentazione quotidiana di un gruppo di 150-200 piccioni cittadini, di manipolazioni senza precauzioni su circa tremila piccioni, in sei mesi (da aprile a settembre) di frequentazione quotidiana di un buon numero di sottotetti abitati dai piccioni (sfido chiunque ad avere un'esperienza lontanamente paragonabile alla mia), mi sono imbattuta solo una volta in uno, e dico uno, Argas reflexus. Il quale, piuttosto disorientato, si è lasciato prendere a mani nude come una qualsiasi coccinella. Ora, non voglio invitare a familiarizzare con gli Argas, ma credo che facendo le debite proporzioni, un cittadino qualunque abbia la possibilità di imbattersi in un Argas quante ne abbia di imbattersi in un orso polare.

Non molti anni fa quasi tutte le famiglie in campagna avevano le piccionaie e convivevano con i piccioni.

Dall'antichità il piccione bianco (la colomba) è simbolo di bellezza e perfezione: la Bibbia ne scrive in abbondanza, ne scrive l'Alighieri, ne hanno scritto tutti quelli che han voluto evocare immagini di purezza e leggiadria. Pittori come Picasso l'hanno più e più volte immortalata.

Voli di colombe (che poi vanno ad aumentare le fila dei piccioni ) allietano occasioni festose o solenni. La colomba pasquale o la colomba della pace non fanno schifo a nessuno, anzi se ne continua ad usare l'immagine.

Possibile che i nostri predecessori non si siano mai accorti del "rischio" che comportano i piccioni? Possibile che solo ai giorni nostri i piccioni siano diventati un pericolo?

Non è più probabile che con l'aumento del loro numero nelle città , la naturale repulsione della gente per il guano, con la mania dell'igiene e la crescente paura delle malattie, si sia cominciato a subodorare un nuovo genere di business?

Forse è ora che i cittadini, ma soprattutto gli animalisti, comincino ad interrogarsi su quanto si va scrivendo e dicendo dei piccioni.

E' ora che si pongano la domanda che si ponevano i latini: "Cui prodest?", vale a dire, "A chi giova?"
Chi trae giovamento se il cittadino prova repulsione nei confronti dei piccioni?
Chi ha interesse ad alimentare tale repulsione?
A chi vengono affidati incarichi o appalti per lavori finanziati con soldi pubblici?

Milano, 25 marzo 2008
Fosca De Vita

L'articolo e' stato in parte ripreso anche su "Corriere Animali"

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