28/11/2019
La concentrazione di metil-mercurio nei pesci più comunemente consumati è aumentata negli ultimi decenni a causa di due fattori principali:
la pesca industriale e il conseguente sovrasfruttamento dei mari e la distruzione degli ecosistemi;
l'effetto serra, che fa aumentare la temperatura delle acque: ricordiamo che l'allevamento di animali - per la produzione di carne, pesce, latte e uova - è una delle cause principali di emissione di gas serra.
Sono queste le conclusioni di uno studio di alcuni ricercatori dell'università di Harvard pubblicato su Nature pochi mesi fa, che ha utilizzato 30 anni di dati sugli ecosistemi marini.
È l'ennesima conferma che pesca e allevamento distruggono, inquinano e hanno ripercussioni drammatiche sulla salute umana.
Il metil-mercurio è un potente neurotossico: causa deficit neurocognitivi nei bambini, che persistono anche nell'età adulta. È un inquinante che si trova nelle acque, ma nei pesci la concentrazione arriva a essere un milione di volte maggiore.
La nuova ricerca dimostra ancora una volta che:
il pesce è tutt'altro che salubre: consumandolo si assumono inquinanti tossici, oltre ai grassi saturi sempre presenti nella carne di ogni animale, marino o terrestre; e non si assumono nutrienti utili che non possano essere ricavati anche dai vegetali.
La soluzione più logica per eliminare il problema del metil-mercurio alla radice è quella di passare a un'alimentazione 100% vegetale.
Con una dieta 100% vegetale possiamo infatti eliminare:
Per saperne di più, esaminiamo un passo alla volta i risultati ottenuti dai ricercatori di Harvard.
L'assunzione di metil-mercurio deriva per l'82% dal consumo di pesce - per il 40% dal tonno, fresco o in scatola (dato calcolato nel 2018 sulla popolazione statunitense). Altri pesci con alti quantitativi sono il merluzzo e il pesce spada.
Questo accade perché l'80% del mercurio inorganico, emesso da fonti naturali, ma soprattutto dall'attività umana, viene depositato negli oceani, dove viene convertito in metil-mercurio da alcuni microrganismi e si deposita nelle alghe.
Nei pesci predatori, cioè pesci che si nutrono non di alghe, ma di altri pesci, le concentrazioni di metil-mercurio sono amplificate di un milione di volte rispetto a quelle ambientali, per il fenomeno del "bioaccumulo": gli inquinanti si concentrano nei tessuti degli animali che stanno più in alto nella catena alimentare.
Il bioaccumulo funziona così: i pesci mangiano le alghe, assumendo da esse il metil-mercurio, che si deposita nei loro tessuti e si accumula nel tempo. Sono poi mangiati da altri pesci, che ne assumono così una dose molto più alta, che, di nuovo, si accumula nel tempo. L'accumulo aumenta in maniera esponenziale. Questo accade non solo per il metil-mercurio, ma anche per PCB, metalli pesanti, microplastiche e altre sostanze dannose.
Le concentrazioni di metil-mercurio nell'organismo dei pesci sono aumentate negli ultimi 30 anni a causa della pesca estrema: parliamo del sovrasfruttamento di mari e oceani, con gli ecosistemi devastati dalla pesca industriale.
Cos'è successo? A causa delle pesca estrema, alcune specie marine sono scomparse o quasi, quindi i pesci predatori, che di esse si nutrivano, sono stati costretti a cambiare dieta. Alcuni hanno iniziato a nutrirsi di altri predatori, con livelli di metil-mercurio già molto alti. Ma a ogni anello della catena alimentare gli inquinanti si concentrano sempre di più, aumentando esponenzialmente.
Inoltre, a causa dell'aumento della temperatura dei mari dovuta all'effetto serra, il metabolismo dei pesci diventa più veloce; questo significa che i pesci devono spendere più energia e quindi mangiare di più: più mangiano, più inquinanti si accumulano nel loro organismo. E questo accade a tutti i livelli della catena alimentare.
Risultato: la concentrazione di metil-mercurio nel merluzzo atlantico è aumentata del 23% in 30 anni (tra gli anni '70 e gli anni 2000) e si stima che l'aumento nel tonno rosso atlantico sia del 56%.
I danni del consumo di pesce sono ben dimostrati: contiene concentrazioni sempre maggiori di inquinanti ambientali e contiene grassi saturi al pari della carne. Contiene anche nutrienti utili, certo, ma possiamo trovarli tutti anche nei cibi vegetali, senza effetti collaterali dannosi per la salute e l'ambiente.
E gli omega-3? Se li ricaviamo da noci, semi di chia, semi e olio di lino, anziché dal pesce, facciamo un regalo all'ambiente, alla nostra salute... e al nostro portafoglio.
Riferimenti:
Schartup, A.T., Thackray, C.P., Qureshi, A. et al. Climate change and overfishing increase neurotoxicant in marine predators. Nature 572, 648–650 (2019) doi:10.1038/s41586-019-1468-9
Fonte articolo: Pesce sempre più pericoloso. Le cause: pesca industriale ed effetto serra., 27-11-2019.
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