E se gli animali invadessero la Terra?

09/07/2021

di Marina Berati

Tempo di lettura: 4 minuti

Chi si avvicina per la prima volta al problema della sofferenza degli animali d'allevamento, a volte si chiede: "Ma se smettiamo di macellare gli animali, dove vanno a finire tutti quelli allevati? Non si possono liberare in natura, non ci sarebbe lo spazio, invaderebbero tutta la Terra!".

Mi sono sentita porre diverse volte questa domanda, quasi sempre da persone in buona fede, anche da chi aveva appena deciso di smettere di mangiare animali.

Voglio dunque spiegare i tre motivi principali per cui non esiste il problema di dover sistemare gli animali d'allevamento "in sovrappiù" e non potrà mai succedere che gli animali d'allevamento invadano la Terra. Anzi, la Terra l'hanno già invasa ora: eliminando gli allevamenti, la liberiamo.

1. Succede tutto un po' alla volta

Non succederà mai che tutto in colpo l'intera umanità diventi vegan e non si sappia cosa fare degli animali d'allevamento presenti in quel momento.

Succede tutto un po' alla volta: se, nel tempo, sempre meno persone richiedono prodotti animali, saranno sempre di meno gli animali allevati.

2. Basta smettere di farne nascere altri

Allevare meno animali non significa che, in un dato momento, certi animali sono "di troppo" e non si sa dove metterli o si liberano in natura!

Significa solo che, col passare del tempo, saranno fatti nascere meno animali. Gli animali, negli allevamenti, vivono poco: da poche settimane (è il caso dei polli "da carne"), a 1-2 anni, un po' di più quelli usati solo per la riproduzione.

Praticamente tutta la riproduzione avviene in modo artificiale, quindi nel momento in cui dovesse diminuire la domanda dal mercato, si diminuirà il numero di nuovi nati. Sicuramente non avrebbe senso far nascere sempre lo stesso numero di animali e poi liberare in natura quelli in più. Non è uno scenario plausibile.

Alcuni si immaginano gli animali da cui ricaviamo carne, latte e uova come animali che esistono in natura e che si riproducono in maniera incontrollata; immaginano che solo macellandoli possiamo tenerne sotto controllo il numero. Invece no, siamo noi che li facciamo nascere, li facciamo vivere imprigionati tra mille sofferenze e poi li uccidiamo quando sono ancora giovanissimi, quasi cuccioli.

3. La Terra la occupano adesso

Mentre non è possibile che questi animali siano rilasciati in natura e invadano la Terra, la realtà è che la Terra l'hanno già invasa ora, pur rimanendo imprigionati: infatti gli allevamenti rubano territorio alla natura e alle specie selvatiche.

I 2/3 delle terre fertili del pianeta sono adibite all'allevamento, nel senso che sono occupate da pascoli oppure sono usate per la coltivazione dei mangimi per gli animali.

È per questo che le foreste pluviali sono disboscate, perché ormai non c'è più spazio sulla Terra per allevare così tanti animali. Dunque, meno allevamenti ci sono, più aumenta lo spazio libero sul pianeta.

Anche la coltivazione dei cibi vegetali per il consumo diretto di noi umani occupa territorio (e consuma risorse), certo, ma ne occupa molto molto di meno. Basta fare questo calcolo: per un kg di carne, occorre nutrire l'animale con 15 kg di vegetali, in media. Se lo stesso terreno fosse usato per coltivare i vegetali a uso umano, potremmo nutrire un numero di persone 15 volte superiore.

Questo è un calcolo approssimativo, certo, ma gli studi scientifici di impatto ambientale, ben più precisi, dimostrano che il consumo di territorio e risorse è molto maggiore se ci si nutre di carne, pesce, latte e uova anziché di ingredienti vegetali.

Un dato per tutti: l'80% della terra coltivabile è usata per l'allevamento, ma questo 80% contribuisce solo al 18% dei fabbisogni nutrizionali dell'umanità. Questo fa comprendere molto bene lo spreco legato alla produzione di cibi animali (Fonte: J. Poore, T. Nemecek, Reducing food’s environmental impacts through producers and consumers, Science, 1 giugno 2018 (Vol. 360, Issue 6392, pp. 987-992, DOI: 10.1126/science.aaq0216).

Più allevamenti riusciamo a eliminare, più facciamo diminuire la pressione sull'ambiente: si liberano territori, si smette di incendiare le foreste per coltivare mangimi e allevare animali, si smette di distruggere gli ecosistemi acquatici con la pesca e l'acquacoltura.

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