05/01/2022
Tempo di lettura: 4 minuti
Di falsi miti sull'allevamento di animali e sulla scelta vegan ce ne sono tanti, che si trasformano poi in altrettante FAQ (cioè domande poste di frequente).
Abbiamo selezionato quattro di queste domande, obiezioni, false credenze o come le vogliamo chiamare, e proponiamo per ciascuna di esse una risposta molto breve che va dritta al punto.
Questi animali vengono fatti nascere e allevati solo per essere uccisi, non sono animali che vivono in natura, quindi non c'è alcun pericolo di "estinzione". Si tratta di razze inventate dall'uomo, che in natura non esistono proprio. Esistono delle specie selvatiche che somigliano loro (i cinghiali, i bufali, vari uccelli, le lepri ecc.), e che continueranno ad esistere, se l'uomo le lascerà in pace. Quindi non ha senso parlare di estinzione.
Inoltre, far nascere degli animali con il solo scopo di tenerli prigionieri e poi ammazzarli non può essere certo visto come un servigio reso loro o alla loro specie. Molto meglio non farli nascere affatto.
Questa obiezione è esattamente l'opposto della precedente. È assurdo pensare che gli animali d'allevamento siano individui che esistono in natura e che si riproducono in maniera incontrollata e che noi li dobbiamo ammazzare affinché non arrivino a sopraffarci.
Al contrario, siamo noi stessi che, facendoli nascere e allevandoli, rubiamo spazio alle specie selvatiche e alla natura, per far posto a questi animali: i 2/3 delle terre fertili del pianeta sono adibite all'allevamento (o a pascolo, o usate per la coltivazione dei mangimi). Se non allevassimo più animali (cioè smettessimo di farne nascere di nuovi, in sostanza), lo spazio libero sulla Terra aumenterebbe moltissimo, non diminuirebbe di certo.
Questa affermazione sottintende che se ammazziamo degli animali che vivono in natura, compiamo un atto condannabile, mentre se ammazziamo animali che abbiamo fatto nascere noi stessi, abbiamo tutto il diritto di farlo.
Ma questo è del tutto sbagliato, dal punto di vista logico e di senso di giustizia, perché gli animali non sono oggetti, sono esseri sensibili, che provano sentimenti ed emozioni. Non abbiamo il diritto di farli nascere, allevarli in prigionia tra mille sofferenze, e alla fine ammazzarli. Ne abbiamo il potere, perché siamo più forti di loro e loro non si possono difendere, ma questo non significa averne il diritto.
Meglio non farli nascere affatto. Se li facciamo nascere per torturarli e ucciderli, abbiamo una responsabilità e una colpa ancora maggiori sulle nostre spalle.
In realtà avviene il contrario, cioè l'allevamento di animali ruba terreni e risorse alla produzione di cibo per il consumo umano diretto. Gli animali vengono nutriti per lo più a cereali e soia, alimenti che si potrebbero usare in maniera molto più efficace per il consumo diretto umano.
Un ettaro coltivato a cereali produce cinque volte più proteine di un ettaro destinato alla produzione di carne; i legumi (fagioli, piselli, lenticchie) ne producono 10 volte di più. Anche i bovini allevati a pascolo non fanno altro che rubare terra all'agricoltura, o alle foreste, comprese quelle tropicali (nella foresta Amazzonica l'88% dei terreni disboscati è stato trasformato in pascolo), provocando desertificazione e cambiamenti climatici.
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Credits foto: Jo-Anne McArthur / We Animals Media
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"Mamma, raccontami ancora di quando le persone hanno smesso di uccidere gli animali per mangiarli."
La storia che studieranno le prossime generazioni la stiamo scrivendo noi adesso. Facciamo in modo che sia una storia migliore per tutti gli esseri viventi.