Perché mangiamo i cuccioli?

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27/02/2016

Articolo di Marina Berati

Tra un mese è Pasqua e, come di consueto in questo periodo, si cerca di sensibilizzare le persone al fine di diminuire il numero di agnelli "sacrificati" in occasione del pranzo pasquale.

La domanda che vorrei porre non riguarda l'efficacia delle campagne "salva-agnelli" degli ultimi anni, bensì la ragione per cui tante persone trovano "normale" uccidere un cucciolo di poche settimane per mangiarne il piccolo corpicino cotto al forno.

Diversamente da quanto accade per altri tipi di carne, dove è più facile disgiungere l'animale dall'"ingrediente" che si compra al supermercato ed evitare il collegamento, per l'agnello non esistono scuse di questo tipo: si sa che è un animale, un cucciolo, anzi, è proprio perché è il simbolo dell'innocenza che lo si utilizza.

E dunque, perché? Sembra così incredibile che un numero tanto grande di persone non provino compassione pensando che si tratta di un cucciolo indifeso, specie se si pensa che, sicuramente, se se lo ritrovassero davanti proverebbero tenerezza e certamente nessun desiderio di affondare un coltello nelle sue carni, vederne scorrere il sangue, vedere l'animale divincolarsi, poi tagliargli la testa e farlo a pezzi.

L'aspetto religioso non gioca alcun ruolo reale, siamo onesti. Innanzitutto, non esiste alcuna "imposizione" religiosa sul consumo di agnello a Pasqua, è solo un'usanza. In secondo luogo, la Pasqua non consiste certo nel sacrificio di un agnello, ma in ben altro, per chi è credente. E' dunque solo l'aspetto culinario e di tradizione qui, quello che importa, non certo un significato religioso.

Una semplice usanza, che risale a secoli fa, quando la violenza e la crudeltà sui più deboli - anche sugli altri esseri umani, non solo sugli animali - era molto più diffusa e accettata, come può rimanere viva ancora oggi, quando è così sanguinaria? Perché non ci fermiamo un istante a pensarci, anziché dare per scontato che, siccome si è sempre fatto, vada bene continuare a farlo? E, davvero, un istante è sufficiente, per capire l'orrore del separare un cucciolo dalla madre, trasportarlo in un infernale viaggio in camion e poi sgozzarlo e tagliarlo a pezzi nella catena di smontaggio del mattatoio.

Sono convinta che molte persone, se ci riflettessero, sceglierebbero di non farlo. Purtroppo, molte non ci pensano - e qui le campagne di sensibilizzazione possono fare la loro parte, per questo le promuoviamo ogni anno - ma, ancor peggio, anche tra coloro che ci pensano, pochi poi agiscono di conseguenza. Perché preferiscono scacciare il pensiero, non angustiarsi, non starci male. E non avere la seccatura di cambiare menù, o di comunicare ai propri familiari che quest'anno, no, l'agnello non lo vogliamo mangiare.

Costerebbe ben poco, eppure non lo si fa. Ma allora, cosa ci chiamiamo esseri "umani" a fare?

Attenzione, però: anche tra i "buoni", tra coloro che ci riflettono, capiscono di aver sbagliato, e decidono di smettere di mangiare il cadavere di un cucciolo ucciso, quanti sono "buoni" davvero? Quanti consumano un pasto fatto di soli ingredienti vegetali e non optano invece per il pollo, il manzo, il maiale, o altro animale che non soffre certo meno dell'agnello e non è meno essere senziente? E neanche molto meno cucciolo, dato che quasi tutti gli animali "da macello" vengono uccisi in giovanissima età.

Quanti fanno una scelta davvero etica, anziché cambiare vittima? Pochi, temo. Per questo nelle nostre campagne informative prestiamo sempre attenzione a invitare non solo a non mangiare l'agnello, ma a non mangiare alcun altro animale.

Rimane il fatto che l'agnellino, così piccolo e indifeso, dovrebbe far nascere in noi un istinto protettivo, una spinta a difendere chi è inerme, non ad attaccarlo e farlo a pezzi. Questi sono gli istinti che dobbiamo assecondare, quelli "buoni", di soccorso. E dovremmo poi estenderli a tutti gli altri animali, che se anche sono più grandi e un po' meno cuccioli, sono altrettanto indifesi, e siamo proprio noi a fare la differenza tra la loro vita e la loro morte.

Diamo spazio a questa nostra umanità, quella vera. A Pasqua e in ogni altro giorno.

Per approfondimenti sulla scelta vegan:

Ricette 100% vegetali: ne esistono decine di migliaia, parti ad esplorare le mille e più di VeganHome.

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