09/05/2023
Tempo di lettura: 5 minuti
Quando si parla di uova per il consumo umano, molti faticano a credere che per produrle sia necessario uccidere animali.
È diffusa la convinzione che deporre uova in continuazione (ogni giorno o quasi) sia normale e naturale per le galline, che ciò non implichi alcuna costrizione o violenza. Ma questa è purtroppo un'illusione.
Tutti sappiamo che esistono gli allevamenti in batteria, dove le galline sono ingabbiate e hanno pochi centimetri quadrati di spazio per muoversi (pensa a un quadrato di 25 cm di lato per ogni gallina, per tutta la sua vita), in capannoni sempre chiusi, dall'aria irrespirabile.
Allevamenti che non solo "esistono", ma sono la quasi totalità: il 95% delle uova consumate nel mondo, e tutte le uova che si trovano come ingrediente nei prodotti pronti, arrivano da lì.
Affinché i consumatori più consapevoli continuino a comprare questo prodotto, l'industria delle uova ha ideato alcune etichettature che fanno sembrare le uova "senza crudeltà": cage free (senza gabbie); free range (all'aperto).
Ma andiamo un po' a scoprire i dietro le quinte di queste etichette...
A parte pochissimi che offrono alle galline un ambiente con qualche "arricchimento", quasi tutti gli allevamenti "senza gabbie" tengono le galline in capannoni affollatissimi, dove gli animali possono appena camminare; sono locali spesso senza finestre, sempre saturi della stessa aria irrespirabile dei capannoni con le gabbie.
In gabbia è peggio, certo, ma questo piccolo miglioramento non cambia la situazione invivibile di questi animali. Né cambia la loro uccisione finale.
In teoria questi allevamenti dovrebbero dare alla galline "accesso all'aria aperta". Ma nella maggior parte dei casi questo si traduce in una piccola apertura a cui ben poche galline possono accedere, delle migliaia che popolano un capannone. E questa apertura può addirittura stare sempre chiusa. Basta che esista, per avere la definizione di "free range".
Qualunque sia il tipo di allevamento, tutti i pulcini femmina di razza ovaiola arrivano dalla stessa filiera: le galline "da riproduzione" (non quelle che fanno uova per il consumo umano) depongono uova fecondate, per far nascere nuovi pulcini.
Per ogni pulcino femmina che nasce da queste uova, e che diventerà "gallina ovaiola", ne nasce anche uno maschio, per forza: circa la metà dei nati sono maschi e l'altra metà femmine.
I maschi che fine fanno? Vengono tutti uccisi, perché inutili: non fanno uova e non sono della razza giusta per diventare "da carne" (se anche lo fossero, verrebbero uccisi lo stesso, dopo 5-6 settimane di allevamento).
I metodi di uccisione dei pulcini, diffusi in tutto il mondo sono principalmente due: soffocati in sacchi di plastica o tritati vivi.
Le femmine non fanno una fine migliore (anzi!): dopo 2 anni di sfruttamento per le uova, quando iniziano a produrre di meno sono macellate.
Queste uccisioni di pulcini maschi e galline "a fine uso" avvengono in qualsiasi tipo di allevamento: in batteria, cage free, free range, e anche negli allevamento "del contadino".
Molti chiedono: "Ma se io allevassi in cortile poche galline e non le uccidessi?". Ma il problema è: quelle galline, da dove arrivano? Arrivano per forza da un allevamento per la riproduzione e in quell'allevamento viene ucciso un pulcino maschio per ogni pulcino femmina, come spiegato prima. Quindi, comprando quelle galline si causa automaticamente la morte dei loro fratelli maschi.
Questo avviene sempre, per forza: chi ha mai visto un pollaio con 10 galline e 10 galli? Quei 10 galli "mancanti", sono nati anche loro, non nascono mai solo femmine: e sono stati uccisi subito.
Infine, qualsiasi sia l'allevamento, anche un pollaio spazioso in campagna con solo 5 galline, "naturale" non lo è mai.
Non è naturale per una gallina deporre un uovo al giorno e nemmeno uno alla settimana. Ne fanno così tante solo perché esiste una selezione genetica che va avanti da decenni, la quale ha completamente trasformato animali che, come tutti i volatili, fanno circa 15 uova l'anno, in natura, solo per riprodursi.
Pensiamoci un attimo: perché mai un uccello dovrebbe fare un uovo al giorno? L'uovo viene deposto per far nascere i piccoli, e sarebbe assurdo farne uno al giorno. O uno alla settimana. O uno al mese. Gli uccelli ne fanno 2 o 3 qualche volta l'anno, a seconda della specie. Quello è naturale. Non un uovo al giorno.
Le galline sono uccelli come tutti gli altri e costringerle a deporre un uovo al giorno significa forzare il loro organismo in maniera estrema; perdono calcio e sostanze nutritive, che vengono "rubate" al loro organismo, provocando carenze e malattie.
In pochi anni utero e ovaie sono allo stremo e spesso l'uovo senza ancora il guscio cade fuori dall'utero e va a finire nell'addome. Lì rimane per sempre e alla lunga si possono accumulare più uova e dare infezioni, infiammazione, dolore; se il tuorlo si rompe e si sparge, causa peritonite da uovo, che conduce alla morte quasi immediata. Inoltre questa continua produzione di uova predispone le galline a carcinomi incurabili all'intestino.
Dunque, anche l'allevamento più idilliaco del mondo fa del male alle galline. E uccide tutti i loro fratelli maschi. Non possono esistere eccezioni.
Questa realtà è difficile da accettare. È giusto non accettarla, nel senso di opporsi, togliendo le uova dalla nostra dieta. Non è giusto invece negarla, perché negarla nella nostra testa non cambia quello che accade nel mondo reale: galline e pulcini continueranno a morire.
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Credits per le foto:
Foto copertina: Jo-Anne McArthur / We Animals Media
Foto interna 1: Seb Alex / We Animals Media
Foto interna 2: Andrew Skowron / We Animals Media
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